David Lamelas. I Have to Think About It. PART II
La Fondazione Antonio Dalle Nogare presenta il 30 settembre il nuovo allestimento della mostra David Lamelas. I Have to Think About It, la prima retrospettiva in un’istituzione italiana dell’artista argentino David Lamelas.
A cura di Andrea Viliani con Eva Brioschi, la mostra si sviluppa spazialmente su tutti i piani della Fondazione, sconfinando in locali di servizio, come scale e ascensore, e nelle sale che accolgono la collezione, così da generare un dialogo con alcune delle sue opere. Oltre allo spazio, aumenta anche la durata nel tempo: generalmente limitata a poche settimane, la mostra copre invece un arco temporale molto più ampio durante il quale, assumendo configurazioni diverse, presenta alcune tra le più importanti opere storiche dell’artista insieme a nuove produzioni, e a un programma di eventi dal vivo. Riferendosi ai principi che ispirano la pratica di Lamelas, anche l’allestimento della mostra, che ha inaugurato a maggio 2023, si presenta quindi, a partire da settembre 2023, in una seconda configurazione, intitolata semplicemente Part II.
Durante l’inaugurazione la Fondazione propone, alle ore 11.00, una conversazione tra l’artista, la curatrice Sabine Breitwieser e il curatore Andrea Viliani sull’opera Office of Information about the Vietnam War at Three Levels: The Visual Image, Text and Audio.
Fin dal titolo Lamelas mette in forse ilformato stesso di mostra, e in particolar modo di quella retrospettiva, per proporne un’interpretazione personale nella quale il contesto espositivo, così come quello dell’istituzione, rappresentano elementi di un discorso in divenire, in cui provocare e accogliere anche aspetti di provvisorietà e accogliere la possibilità di diversi punti di vista che rispondano al contesto in cui è situata l’esperienza espositiva. In questa revisione e rarefazione del formato retrospettivo, Lamelas predispone la mostra come un ulteriore approfondimento dei concetti di spazio e di tempo, che hanno caratterizzato tutta la sua ricerca. Lavorando su un allestimento non confinato a uno spazio definito, e ritmando il tempo della mostra su quello più lungo e mobile della percezione e del pensiero, Lamelas ci invita a considerare le dimensioni dello spazio e del tempo come qualcosa di interpretabile, e quindi variabile: più che concetti, infatti, per Lamelas spazio e tempo sono accadimenti contestuali e relativi alla cui interpretazione l’autore compartecipa con altri soggetti, a partire dal pubblico chiamato da Lamelas a essere, come in alcuni film e serie fotografiche in mostra, co-autore dell’opera nel momento stesso della sua realizzazione. Formatosi come scultore, Lamelas libera l’opera dalla sua consistenza oggettuale e materica evidenziando, attraverso le sue installazioni, lo spazio architettonico o urbanistico che esse condividono con l’artista e con lo spettatore, o prediligendo pratiche basate sul tempo, come quelle video-filmiche e performative. Il tempo stesso diventa concretamente rappresentabile in quanto “situazione” e “attività”, così come l’opera diviene uno strumento di “segnalazione”o “segnalamento” di uno spazio e di ciò con cui, in quello stesso spazio, l’opera si relaziona. Inoltre, nel momento in cui gli artisti iniziarono a mettere in discussione il contesto istituzionale per denunciare le ideologie che impongono e condizionano la narrazione e l’esperienza dell’opera d’arte da parte del pubblico, Lamelas individuò proprio nello spazio e nel tempo espositivi l’occasione per non limitarsi a mostrare delle opere ma per potenziare, attraverso di esse, la percezione e la consapevolezza di chi le osserva o le ascolta, anticipando in questo senso di decenni le cosiddette estetiche relazionaliemerse a partire dagli anni Novanta.
L’attitudine dell’artista a decostruire consuetudini e aspettative proprie del sistema dell’arte si configura, nel suo complesso, come un radicale esperimento, in cui la distanza fra arte e vita si assottiglia per farsi esperienza diretta e narrazione storico-critica delle coordinate estetiche, cronologiche e geografiche in cui l’artista si trova a operare. Spazio e tempo, reale e mentale, figurazione e astrazione, biografia e storia, artista e pubblico, arte e vitanon sono più categorie distinte, ma diventano una sintesi esperienziale e narrativa in cui tutte le opere di Lamelas consistono e coesistono… E se anche noi provassimo a non dare per scontati né lo spazio né il tempo, come pure il nostro ruolo in essi? E se provassimo a riguardare e a riascoltare ciò che vediamo e udiamo normalmente intorno a noi, e iniziassimo a pensarcisu? In fondo, proprio come ha fatto Lamelas, si può fare e riflettere sull’arte anche con quasi nulla.