Imagerie du mystère
MADE4ART presenta presso la propria sede in Via Ciovasso 17 a Milano, la mostra di un ristretto nucleo di artisti fotografi selezionati dalla curatrice Gigliola Foschi: Paolo Bonfiglio, Giulio Cerocchi, Battista Giupponi, Fausto Meli, Elizabeth Ruchti e Bruno Samorì.
In un allestimento giocato su richiami o armonici contrasti, i lavori della serie “Surfacex” di Paolo Bonfiglio, dedicati ai muri cittadini, giocano sull’ambiguità tra vuoto e pieno, sul rapporto tra la realtà e i suoi tratti a prima vista taciuti ma rivelatori. Si trovano accanto ad alcune opere del progetto “Invasioni Barbariche” di Giulio Cerocchi, illusorie ristrutturazioni di architetture di pace nella campagna maremmana dimenticate e lasciate al degrado, insieme a “I luoghi della mente” di Battista Giupponi, scatti realizzati in riva all’Adda nei momenti di transizione tra notte e giorno che fanno viaggiare l’osservatore in un mondo sospeso e sognante. Mistero e carica evocativa sono presenti anche nella serie “Folded paper loves to voyage” di Fausto Meli, che racconta il delicato equilibrio tra ambiente ed essere umano attraverso un dialogo immaginario tra luoghi esplorati e origami, ma anche nella grande composizione “Muri” e nelle fotografie “Le vie del cuore” di Elizabeth Ruchti, dove particolari che l’artista estrapola dal contesto urbano sembrano celare in sé una storia inespressa, così come in “Dal mondo dell’infanzia” di Bruno Samorì, le sue immagini documentano i paesaggi delle colline romagnole dove sono evidenziate le tessiture ritmiche di linee e colori grazie a riprese dall’alto.
Scrive Gigliola Foschi: «Giocose, oppure romantiche e misteriose, le opere degli autori di questa esposizione funzionano come piccole scintille, come cenni, che illuminano di una nuova luce, di un significato più profondo ciò che esse rivelano. In tutte le loro opere l’essere umano rimane assente, non direttamente visibile, eppure ne possiamo immaginare l’azione e la presenza nei segni lasciati sui muri, nella natura, in biblioteche o in edifici religiosi ormai abbandonati. Mai nostalgiche, queste opere escono da una logica di pura rappresentazione o raffigurazione. Sono invece animate da un “tocco” misterioso, sono dotate di un’aura non facilmente definibile, ma presente. Vi avvertiamo una sorta di “lavorio immaginifico”, una “imagerie” che le “rimette in gioco” per donare una nuova vita a ciò che esse ci mostrano, anche le cose più umili».