Andy Warhol: the age of freedom
L’Amministrazione Comunale di Desenzano del Garda (Bs), in collaborazione con l’agenzia MV Arte di Vicenza, presenta la mostra “Andy Warhol: the age of freedom” che si terrà presso il Castello dal 15 giugno al 22 settembre 2024. La mostra, curata da Matteo Vanzan, racconterà la rivoluzione del genio di Pittsburgh attraverso un percorso espositivo di oltre 70 opere di Andy Warhol in un excursus culturale che presenterà le principali opere del genio americano oltre ad una stretta selezione di film d’autore come empire e Sleep.
“Andy Warhol”, commenta il Sindaco di Desenzano del Garda Guido Malinverno, “è un personaggio che si presenta da solo, uno degli artisti che ha segnato maggiormente la storia della cultura internazionale rivoluzionando il concetto stesso di “essere artista”. Credo che il percorso culturale che ha intrapreso Desenzano da qualche anno a questa parte sia ormai chiaro e siamo lieti di vedere che la risposta del pubblico è sempre importante. L’identità artistica di una Città viene definita dalla continuità di eventi e rassegne di caratura internazionale come questa, grazie quindi a chi continua a rendere possibile tutto ciò e buona mostra a tutti”.
Continua l’Assessore alle Politiche culturale Pietro Avanzi “Andy Warhol sbarca a Desenzano del Garda e personalmente ne sono entusiasta. Ho voluto fortemente portare in Città questa rassegna perché credo sia nella qualità dell’esposizione delle opere, sia nell’organizzazione affidata al curatore Matteo Vanzan, garanzia di professionalità e collaborazione proficua. Mi confesso affascinato dalla persuasione di queste opere intrise di ironia, denuncia, politica, intelligenza, protesta e molto altro. Il concetto di “popular” che Warhol ha portato all’interno dello scenario artistico globale è inteso come immaginario collettivo di icone, miti, opere d’arte e tutto ciò che è ormai entrato nel nostro mondo sia concretamente che simbolicamente. Sono ancora una volta convinto del fatto che questa mostra avrà successo semplicemente perché parla di noi, del nostro essere e di come “tutto ciò che guardiamo è degno della nostra attenzione”.
“Andy Warhol” racconta il curatore della mostra Matteo Vanzan “fu l’artista determinante nella rinascita artistica della seconda metà del Novecento: cambiò il concetto stesso di arte sovvertendo l’estetica di un’intera generazione. Attraverso l’esposizione, tra le altre, delle celebri opere dedicate a Marilyn Monroe, Mao Zedong, Flowers, Dollari, Campbell’s Soup, Electric Chair e Interviews racconteremo la storia intensa di un mondo fatto di comunicazione e genialità, business e consumismo nel ruolo centrale di una Factory divenuta punto catalizzatore dell’establishment artistico americano. Warhol, infatti, non rappresenta solamente la superstar del mondo dell’arte e del mercato che tutti conosciamo, ma è l’immagine di un uomo dal volto sensibile e timido che si è trasformato in uno sperimentatore dalle esplosive capacità comunicative.”
Nato il 6 agosto 1928 a Pittsburgh da immigrati cecoslovacchi e morto il 22 febbraio 1987 a New York, Andy Warhol ha fatto della provocazione e dell’ironia il suo modus operandi, creando una vera e propria filosofia, fatta di aforismi e cortometraggi, “pronta all’uso”. Una genialità costruita attorno al concetto di un artista trasformato in una macchina di riproduzione seriale, costantemente affascinato dalla ripetizione ossessiva di un’azione, apparentemente fine a se stessa.
L’artista popular per eccellenza lavora con film, fotografie, serigrafie, grafiche, fumetti, oggetti pronti all’uso di duchampiana memoria; Warhol non si sporca più le mani alla maniera di Pollock con barattoli di colore e sgocciolamenti anzi, il tocco dell’artista è minimo, assente in molti casi, in quanto gli intenti sono essenzialmente iconici.
Le icone pop-ular trattate non appartengono unicamente alla sfera materiale della collettività, ma anche alle idee, all’immaginario collettivo e allo stereotipo: il fumetto, il dollaro, i personaggi pubblici, le opere famose e inflazionate della storia dell’arte, tutto passa attraverso il filtro warholiano che rivisita mondo e storia in chiave diversa, conferendo all’immagine una magia unica.
È in effetti riduttivo definire Andy Warhol come un semplice pittore; la scoperta della tecnica della blotted line, ossia la linea a macchie d’inchiostro su carta assorbente, fu la rivelazione che cambiò per sempre il concetto di opera originale e di copia. La sua intenzione era infatti quella di essere lui stesso a stampare/serigrafare manualmente tutti i soggetti; le piccole imperfezioni causate da una maggiore o minore pressione della mano e del filtro serigrafico donavano ad ogni soggetto una sua individuale personalità. In un’epoca in cui si producevano migliaia di Zuppe Campbell’s, allo stesso modo di una macchina industriale Warhol si trasforma in fotocopiatore di arte spersonalizzando la creazione artistica e richiamando vistosamente il concetto di ready made che, nel 1917, cambiò definitivamente il concetto di artista nel mondo delle Arti Visive.
“Il percorso di mostra” conclude Matteo Vanzan “sarà composto non solo dalle opere d’arte ma anche da una stretta selezione di video, documentari e da alcuni film d’epoca. Il nostro obiettivo è quello di raccontare l’uomo prima dell’artista, con tutte le sue nevrosi e le sue insicurezze in un corollario di aforismi che, nell’ironia della sua essenza, tracciano inequivocabilmente la personalità di Andy Warhol come entità capace di generare un microcosmo che riassume in sé il clima del anni Sessanta. Una sottocultura fatta di arte, cinema e musica che racchiude i dogmi fondanti di una nuova società di cui Warhol ha rappresentato il massimo interprete.”