Alla Galleria Francesco Zanuso di Milano in mostra le “Opere di Angelo Molinari”
Con una selezione di lavori caratterizzati da segno e colore, la mostra “Opere di Angelo Molinari” è ospitata alla Galleria Francesco Zanuso dal 7 al 29 ottobre.
L’artista si contraddistingue per il suo interesse e la sua costante ricerca nell’espressione gestuale di emozioni, sentimenti e di vissuti attraverso la ripetizione di elementi semplici, lineari, capaci di creare mondi espressivi; un orizzonte aperto a molteplici dimensioni e interpretazioni.
In parallelo, l’elemento cromatico impresso con pennellate veloci e al tempo stesso decise, steso su quasi tutta la superficie del supporto utilizzato, restituisce all’interno delle composizioni un ritmo che ne completa l’equilibrio.
All’interno delle opere esposte c’è sempre un colore predominante che tende alla monocromia, sia che si tratti di “neri” come in Specie di Vago stupore, dove aree scure lasciano intravedere spiragli di luce e di altri colori, sia che siano “rossi” esplosivi e turbolenti, con tracce di gocce che rimandano al dripping, presenti ad esempio nell’opera Si fermò ad ascoltare il suo cuore, dove una tonalità si afferma sempre sulle altre.
L’universo delle possibilità cromatiche crea una stretta connessione con elementi legati al mondo reale svelati attraverso i titoli delle opere, lo si evince in Germoglio atteso di una fioritura e In cui si riflette il bosco che sottolineano l’interesse rivolto alla natura, ma anche a un mondo astratto legato ai diversi stati d’animo, come in L’anima è allor rapita e in Un’ondata di silenzio.
I lavori di Angelo Molinari custodiscono inoltre un richiamo all’arte orientale, da cui l’artista è stato attratto durante tutto il suo percorso, che si manifesta nell’utilizzo di pennelli calligrafici e nella tipologia di tratto, che lontano dalla rigida e astratta geometria, lascia spazio alla ricerca di un’armonia superiore a tutte le inquietudini vissute dentro e oltre il perimetro dell’opera.
Angelo Molinari nasce ad Ameno (Novara) nel 1956, dove tuttora vive e lavora. Compie gli studi artistici presso l’Istituto Statale d’Arte di Venezia e l’Accademia di Belle Arti di Urbino. Già da studente espone in diverse mostre collettive e personali; tra le più importanti si ricordano “PATMOS” presso la Sala del Maniscalco, Urbino) e “Il golpe del pianerottolo” alla Galleria Moderna di Bologna. Durante l’Accademia incontra il maestro cinese Hsiao Chin che lo avvicina alla pittura orientale, nel 1986 si reca in Cina e successivamente in Giappone, poi ad Urbino dove segue Elio Marchigiani e Omar Galliani. I suoi lavori prendono in esame vari linguaggi visuali, dalla fotografia alla foto-riproduzione con interventi pittorici, fino alle ultime ricerche astratto-gestuali. Molinari ha esposto in numerose mostre personali e collettive, in Italia e all’estero. Nel 1990 è alla Galleria Spriano di Omegna, dove inizia una lunga collaborazione e amicizia che dura tutt’oggi; dal 2014 collabora con la Galleria Weber di Torino. Tra le sue mostre personali più recenti ricordiamo “Codice cromatico” presso la Galleria Cristina Moregola di Busto Arsizio nel 2016 e “In principio era il gesto” allo Spazio Hus di Milano nel 2019. Hanno scritto di lui: Mariano Apa, Brenda Bacigalupo, Giorgio Caione, Luciano Caprile, Loredana Carena, Claudio Cerritelli, Francesca Gattoni, Friedrich Wilhelm Heckmanns, Elisabetta Longari, Giulio Martinoli, Dino Marangon e Miklos Varga.
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