Federico Colli: una pittura di definizione e di identificazione
“Nel costrutto visionario immaginifico su cui Federico Colli pone le fondamenta strutturali della sua narrazione figurale, l’incontro elusivo con l’altro, con lui stesso e il fruitore e con il fruitore e le immagini rievocate diventa davvero reale ed effettivo, grazie all’immanenza dell’opera, alla sua consistenza, alla sua fisicità e coinvolge in modo totalitario e totalizzante”. Così la Dott.ssa Elena Gollini spiega le sue riflessioni valutative sulla pittura eclettica e poliedrica di Federico Colli. E ancora prosegue affermando: “La produzione pittorica di Federico ci indica le direzioni di un viaggio avvincente ed entusiasmante. L’opera diventa una sorta di mappa e di mappatura cifrata e codificata, subito disponibile a dispiegare le coordinate, a diventare come una bussola, per indicare le tracce da trovare, i sentieri e i percorsi da intraprendere. Il contenuto semantico insito e sotteso è contestualmente elusivo e allusivo ed emerge e affiora persistente come interiorità d’attesa o d’eccezione.
L’opera ci colloca tra natura, storia, finzione, realtà, cultura, mito, leggenda, verità e ci esorta a compiere dei passaggi graduali e progressivi di acquisizione recettiva. Federico con la sua originale rivisitazione formulata in modo sottilmente acuto e arguto ci rimanda per certi versi alle vicende millenarie del fare artistico nella sua variegata sequenza esplicativa, di quell’anello costituito come asseriva e proclamava il filosofo Platone, dal cosiddetto miraggio dell’artista, che ora noi sappiamo non essere una proiezione interiore, ma bensì invece la ricostruzione intesa non solo con l’apparenza dell’immagine, ma anche di tutti i campi sensibili di cui si ha la consapevolezza. E ancora riprendendo Francis Bacon si può allineare alla pittura di Federico questa citazione emblematica -Vuoi aprire, se è possibile, così tanti livelli del sentire, che non c’è spazio per tutti-.
Il processo di definizione e di identificazione diventa così la prima sottile trasformazione alchemica che l’opera richiede, allusione ad un mutamento che alla fine deve manifestarsi come ad un punto di arrivo, ad un traguardo che in realtà rimane e resta sempre irraggiungibile, in quanto per Federico l’operazione pittorica non è mai conclusa, ma è un eterno trascorrere e scorrere di visioni in un moltiplicarsi di esistenze e di fenomeni, che amplificano e accentuano la sensibilità e il sentire. E al contempo moltiplicano il reale. L’opera d’arte parte così e si sviluppa evolvendosi dalla parcellizzazione di una complessità, da un filo dipanato. È in se stessa materia semplice e semplificata da sottoporre al processo alchemico trasformativo, ma elude ad una speciale suggestione che si riflette e si plasma con Federico stesso, in una mimesi che è sinonimo di molteplicità di possibilità, poliedro dalle mille facce”.
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