Per l’arte pittorica di Davide Romanò si giustifica la percezione in ordine all’attualità del suo intendimento come arte concettuale. Vi è infatti, nell’insieme del lavoro artistico di ricerca di Romanò una concezione poetica, che collega e congiunge costantemente ogni frammento e spezzone scenico compositivo, che scandisce il tempo del singolo ciclo pittorico con quelli precedenti e con quelli susseguenti innervando un filo conduttore unitario di connessione e di correlazione, che prosegue dilatando e amplificando le potenzialità e le facoltà reattive di percepire la bellezza nella sua dimensione più pura. Romanò lavora con fremente fervore, con gestualità al di fuori degli schemi precostituiti e preconfigurati dall’accademismo dottrinale rigido e dogmatico. Si lascia andare alle emozioni dettate dal cuore, dal moto dell’anima. La sua pittura scatta, esplode, crepita, si accende come il bagliore di un lampo. Nelle molteplici direzioni sensoriali dominate dal pathos Romanò indirizza e convoglia la sua cifra comunicativa ed espressiva, affidandosi anche alla sfera inconscia e istintuale, che produce un’empatia intuitiva sempre vincente e convincente e supporta la destrezza e la perizia tecnica e strumentale, fornendogli una marcia in più molto efficace e incisiva da trasmettere e trasferire dentro l’orchestrazione. Gli sviluppi strutturali si qualificano in funzione di un’ampia e dilatata profondità prospettica, che rafforza il nucleo centrale della narrazione, lo consolida e lo enfatizza. Romanò si inserisce all’interno del comparto della pittura astratto-informale e figurativa-stilizzata decretando una propria cifra identificativa, che vede sempre protagonista in primo piano il quoziente allusivo, seppur velato e nascosto in modo criptico, ma estremamente importante nell’interazione sintattica e semantica della parafrasi dialettica d’insieme. È giusto guardare con particolare interesse al lavoro artistico di Romanò, pensando alla sua capacità di saper conciliare la passione viscerale per l’arte con la vita quotidiana, con il suo vivere professionale di tutti i giorni, apprezzando ancora di più la volontà entusiasta e la personalità prorompente, che si dona al fare artistico senza riserve e con autentica vocazione. Questa speciale euforia creativa emerge anche attraverso l’uso della tavolozza cromatica. Per Romanò mescolare e miscelare i colori è affascinante e appagante. La scelta e la commistione in miscela dei colori è per Romanò uno degli aspetti più significativi dell’approccio personale alla pittura. La Dott.ssa Elena Gollini così rimarca la rilevanza della componente tonale e cromatica nell’operato artistico di Romanò: “Sono assolutamente convinta che Davide ha una propria impronta unica e distintiva nel selezionare, accostare, intrecciare, fondere i colori nel loro utilizzo più mirato e congeniale. Un pittore è la sua tavolozza e con essa definisce i propri stati d’animo e le proprie passioni. Davide è senza dubbio rappresentativo di questo in modo palese e lampante. Le sue opere costituiscono un caleidoscopio di colori che trionfano in un tripudio magico, che si rincorrono tra loro, si cercano e si accorpano armoniosamente formando forme astratte e figurazioni di sintesi con atmosfere fortemente evocative e rievocative, ricche di suggestioni uniche e irripetibili”.

Per visitare la mostra: http://www.elenagolliniartblogger.com/davide-romano/

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