Lignano Sabbiadoro: una mostra dedicata al genio dell’architettura Marcello D’Olivo
L’estate lignanese prosegue ricca di iniziative e come di consueto, anche in questa fase della stagione, la località friulana dedica molta attenzione alla cultura e alla propria storia, da scoprire da punti di vista inediti.
In particolare, chi è appassionato di architettura non dovrebbe lasciarsi sfuggire la mostra “Marcello D’Olivo, Architetto, Urbanista, Pittore”, dedicata a un visionario come l’architetto Marcello D’Olivo, in occasione del centenario della sua nascita: personaggio eclettico, noto e apprezzato anche all’estero, è legato alla nascita di Lignano Pineta, di cui realizzò il progetto. Curata dall’architetto Francesco Borella, suo ultimo allievo, sarà visitabile presso la sala mostre della Terrazza a Mare fino al 24 ottobre 2021 e raccoglie disegni, opere artistiche, progetti, ricordi, segni e sogni.
L’iniziativa si va ad affiancare all’altra mostra già presente, allestita open air, e promossa dalla Società Lignano Pineta con il patrocinio comunale, che ripercorrono l’incontro dell’architetto con Lignano e la storia della nascita di Pineta, con una serie di pannelli scenograficamente posizionati nella sua area progettata per lo shopping e definita “treno” dallo stesso d’Olivo, poiché accessibile da due lati e attraversabile, proprio come un vagone.
Definito da Bruno Zevi, il Wright italiano, D’Olivo, nato a Tolmezzo nel 1921, progettò, appunto, la futuribile impostazione a chiocciola di Lignano Pineta i cui lavori iniziarono a metà degli anni ’50, catturando l’attenzione di Hemingway, che, incuriosito proprio dalla particolarità dell’operazione, volle visitarne il cantiere, arrivando a definire Lignano la “Florida d’Italia”.
Intellettuale a tutto tondo, amante della matematica e dell’arte, nel corso della sua vita frequentò personaggi del calibro di Pasolini, Orson Welles, Ungaretti, De Chirico, Giulio Carlo Argan, Bruno Zevi e Luchino Visconti. Del 1972 è il corposo volume “Discorso per un’altra architettura”, raccolta di progetti, con una lunga prefazione di Argan, contenente disegni di rara bellezza e capacità di visione.
Il motivo a chiocciola di Lignano Pineta è legato all’approccio progettuale di D’Olivo incentrato sull’interazione tra natura e tecnologia, cercando di riprodurre con la seconda le leggi e la morfologia della prima. Come diceva lo stesso D’Olivo: “La natura è dominata da curve. Io sono un lavoratore della matita e il mio tratto deve essere un’architettura di curve. Per rispetto verso la natura e l’architettura”.
E anche nel caso di Lignano Pineta la forma a spirale non è legata meramente a una funzione estetica, ma orientata a una funzione pratica, che si rifà, infatti, al principio guida della ragione della natura: le auto stavano iniziando a diffondersi velocemente e una forma pensata per ridurre gli incroci era ideale per evitare ingorghi e rendere tutta la viabilità più fluida. Le volute della spirale permettono, inoltre, a chi le sta percorrendo di cambiare continuamente la propria prospettiva di riferimento.
L’iniziativa oltre che per osservare da vicino il materiale legato a D’Olivo, può essere un interessante spunto per scoprire l’immenso patrimonio architettonico custodito dal verde di Lignano Pineta, con splendidi edifici che hanno scritto alcune tra le pagine più interessanti dell’architettura mediterranea della seconda metà del’900: progetti, entrambi di D’Olivo, come Villa Mainardis, caratterizzata da una particolare forma circolare che ritma la geniale scansione dei volumi; Villa Spezzotti, la cui caratteristica pianta è formata dall’intersezione di quattro cerchi concentrici, o la villa fatta costruire sul finire degli anni 50 da Alberto Sordi, su progetto di un altro architetto che ha segnato la storia di Lignano quale Aldo Bernardis, autore del progetta della celeberrima Terrazza a Mare.
Le loro linee e circolarità, ombreggiate dalle chiome dei pini marittimi, segnano un piccolo viaggio che vale la pena di percorrere per riscoprire, in particolare, il grande valore di una figura come D’Olivo, per osservare da un punto di vista insolito la particolarità di Lignano, nonché per mettere meglio a fuoco il ruolo poco conosciuto della località friulana nell’ambito del panorama architettonico italiano e internazionale.