Proteggere dagli attacchi microbici quadri antichi di qualche secolo, oltre che essere un dovere nei confronti dell’umanità di oggi e di domani è anche un compito non privo di rischi. Molte delle sostanze chimiche utilizzate per i restauri sono infatti potenzialmente pericolose sia per le opere d’arte che per la salute dell’uomo. Per questo motivo, da qualche anno sono in corso degli studi per individuare tecniche di restauro alternative, efficaci ma allo stesso tempo meno aggressive. Preziose da questo punto di vista sono le ricerche incentrate su alcuni oli essenziali e idrolati, prodotti di origine naturale noti per la loro spiccata azione anti-batterica e anti-fungina.

“Il Silenzio – spiega la microbiologa Maura Di Vito, ricercatrice in Microbiologia e Microbiologia clinica presso l’Università Cattolica, campus di Roma – presentava una colonizzazione da biodeteriogeni fungini sulla parte posteriore della tela.

Con la dottoressa Debora Minotti, restauratrice, la dottoressa Daphne De Luca, restauratrice e docente a contratto dell’Università di Urbino e la professoressa Francesca Bugli, mia collega, stiamo portando avanti da anni delle ricerche sull’impiego degli oli essenziali e degli idrolati nei restauri. Avendo già completato tutta la sperimentazione in vitro e verificato l’efficacia di queste sostanze su alcune tele dipinte antiche, abbiamo chiesto le opportune autorizzazioni alla Direzione degli Uffizi per utilizzare questo ‘trattamento’ su ‘Il Silenzio’, una tela del 1572 dipinta da Jacopo Zucchi, pupillo di Giorgio Vasari. La proposta di restauro ‘green’ è stata accolta positivamente, così siamo partite con un lavoro in tandem tra Roma e Firenze”. Per tipizzare a livello diagnostico i patogeni, i microbiologi del Gemelli di Roma hanno chiesto alla direzione tecnica del restauro di prelevare, in modo non invasivo, dei campioni sia dal retro che dalla parte anteriore della tela. Così, i campioni sono stati raccolti dalla dottoressa Minotti, passando dei tamponi sulla parte colonizzata e utilizzando, solo sul retro, del fungi-tape, uno speciale ‘scotch’ che viene delicatamente tamponato sulle opere d’arte per raccogliere i microrganismi contaminanti. Questi campioni sono stati quindi spediti a Roma, presso il Laboratorio di Microbiologia della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS diretto dal professor Maurizio Sanguinetti, Ordinario di Microbiologia all’Università Cattolica, campus di Roma dove sono stati messi in coltura e tipizzati. “Questo ci ha permesso di isolare i due ceppi fungini che colonizzavano l’opera e di testarli in vitro con i nostri oli essenziali e idrolati per verificarne l’efficacia. I funghi contaminanti – spiega il Professor Sanguinetti – sono risultati sensibili al mix di nostra formulazione caratterizzato da idrolato di arancia amara e una piccolissima quantità di olio essenziale di corteccia di cannella”.

A questo punto, tutto era pronto per l’intervento. Per ‘trattare’ questo importante paziente è stata approntata una speciale ‘camera’, all’interno della quale alloggiare il dipinto durante il trattamento. Dopo aver spruzzato il mix sul retro della tela e avervi posizionato sopra un foglio di carta assorbente imbevuto dello stesso mix, il quadro è stato alloggiato dentro la ‘camera’, una sorta di grande busta di Melinex. La tela così preparata è stata adagiata su una tavola riscaldante e aspirante per le prime ore; poi è stata lasciata tutta la notte nell’ambiente chiuso della ‘camera’ a tavola spenta. Il riscaldamento è servito a far entrare i funghi nella fase di replicazione, che rappresenta il loro tallone d’Achille, e permettere al trattamento di agire al meglio neutralizzando i biodeteriogeni. Il giorno successivo è stato rimosso tutto e la tela è stata fatta asciugare.

La dottoressa Di Vito è stata in continuo contatto visivo e audio per 24 ore con la dottoressa Minotti, comunicando i punti delicati del nuovo trattamento microbiologico ed individuando con loro il miglior metodo applicativo. Al termine del restauro sono stati quindi ripetuti i tamponi per inviarli a Roma, ripetere le colture e verificare se i funghi fossero ancora presenti. Dalle colture non si è visualizzata alcuna crescita fungina.

“Si è così concluso un interessante lavoro di squadra – aggiunge il professor Sanguinetti – La ‘missione green’ è andata a buon fine e Il Silenzio è stato quindi restituito al soffitto della Sala delle Carte Geografiche. Si è trattato di un approccio pionieristico nel campo del restauro di opere antiche con l’uso degli oli essenziali e degli idrolati. Questo studio può aprire la strada a future nuove applicazioni sulle molteplici opere d’arte patrimonio dell’umanità che siano contestualmente efficaci sull’opera e sicure per l’operatore”.

“Le Gallerie degli Uffizi – conclude il direttore del museo Eike Schmidt sono orgogliose di lavorare sui fronti più all’avanguardia della ricerca scientifica”.

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