La mostra Alfredo Müller. Il trionfo della grafica nella Parigi della Belle Époque, a cura di Emanuele Bardazzi ed Hélène Koehl, presidente dell’associazione “Les Amis d’Alfredo Müller peintre et graveur”, presenta la più vasta raccolta di opere grafiche dell’artista finora esposta in Italia e all’estero, leggendo la sua produzione nel contesto artistico dell’epoca e affiancando le sue opere a quelle dei più grandi protagonisti dell’età d’oro della grafica e della stampa d’arte in Francia, un fenomeno di cruciale importanza che ebbe ripercussioni in tutt’Europa e oltreoceano. Il pittore livornese Alfredo Müller, emigrato con la famiglia a Parigi nel 1895 a seguito del crac finanziario del padre, fu per circa un decennio un abile incisore parigino, diventando presto un capofila del rinnovamento dell’acquaforte a colori nella capitale della Belle Époque.
Il progetto espositivo è strutturato in tre sedi: il Rifugio Gualdo alle pendici del Monte Morello, nel comune di Sesto Fiorentino, dove aprirà in anteprima domenica 11 settembre alle ore 11.00 la sezione dedicata dedicata alla grafica parigina tra 800 e 900, con oltre cento opere su carta di vari autori; il Centro Espositivo Antonio Berti di Sesto Fiorentino, che introduce la figura e l’operato di Alfredo Müller attraverso una selezione di opere sul tema del paesaggio in gran parte realizzate durante la sua permanenza ad Osny; La Soffitta Spazio delle Arti, presso il circolo Arci di Sesto Fiorentino, dove verranno presentate, divise in sei sezioni tematiche, le opere realizzate da Müller durante gli anni di Montmartre. Le mostre al Circolo Espositivo Antonio Berti e presso La Soffitta Spazio delle Arti inaugureranno al pubblico domenica 16 ottobre alle ore 11.00.

Nell’ex chiesa di San Giusto, oggi divenuta il Rifugio Gualdo, viene presentata un’ampia rassegna di oltre cento opere su carta, in cornici prevalentemente d’epoca, che racconta il mondo della grafica parigina tra 800 e 900: dalle affiches alle riviste illustrate, dalle incisioni d’élite a quelle più popolari, realizzate dai migliori artisti attivi nel periodo in cui avvenne la straordinaria e irripetibile fioritura della stampa fin-de-siècle. L’intento è quello di offrire un’immersione totale nel mondo della grafica e della pubblicità del periodo, toccando i suoi aspetti più effervescenti e gioiosi fino a quelli più inquietanti e oscuri. Nel comporre questo caleidoscopio, una precisa scelta di campo è stata quella di non limitarsi ad offrire della cosiddetta Belle Époque solo il lato superficiale e festaiolo dei balli al Moulin Rouge, oppure mettere in luce soprattutto gli aspetti più modernisti della rivoluzione grafica come è avvenuto in varie mostre sul tema allestite all’estero negli ultimi anni, ma di esplorarne anche lati che rimanevano più nell’ombra e per questo meno noti oggi all’immaginario collettivo, come un certo filone simbolista e decadente legato al gusto per le sensazioni rare tipico degli esteti ultra-raffinati come Huysmans e Lorrain o a quel concetto di bellezza irregolare e stravagante di filiazione baudelairiana e ropsiana che seguiva l’assunto “le beau est toujours bizarre”. Esempi di questo genere sono rintracciabili nelle opere di artisti come Albert Besnard con il suo capolavoro Les morphinomanes, Louis Legrand con Prostitution, Georges de Feure con L’amour libre e Marcel Lenoir con Le Monstre e L’Éducation. 
Al Centro Espositivo Antonio Berti, la mostra entra nel vivo della produzione di Alfredo Müller, presentando una selezione di opere legate al tema del paesaggio, con scene di campagna e vedute cittadine eseguite ad acquaforte in nero e a colori soprattutto nel periodo tra il 1902 e il 1903, quando l’artista si trasferì da Parigi a Osny. Tra esse risalta la scenografica serie di sei grandi litografie decorative a colori dette Frises e destinate all’arredo delle case secondo i principi di William Morris, due delle quali, Les Paons e Les Cygnes, manifestano pienamente l’adesione allo stile Art Nouveau. Furono commissionate dal famoso mercante di stampe parigino Edmond Sagot e vengono esposte per la prima volta nella loro completezza. Esposta per la prima volta completa è anche la suite, di straordinaria rarità e importanza, de La Vie heureuse de Dante Alighieri ispirata alla Vita Nuova, costituita da sei soggetti danteschi incisi ad acquaforte e acquatinta, pubblicati a Parigi nel 1898 in soli 12 esemplari dal grande gallerista ed editore Ambroise Vollard, famoso per i suoi legami con gli impressionisti e i Nabis. La serie, ispirata liberamente ai quadri di Dante Gabriel Rossetti, ne offre un’interpretazione molto originale, prossima al Simbolismo esoterico di marca rosacrociana. Venne pubblicizzata sulle pagine dell’Almanach du Père Ubu del 1901, annuario illustrato d’avanguardia creato dalla poetica sovversiva di Alfred Jarry, in collaborazione con Pierre Bonnard per la parte grafica, nella cave di Rue Laffitte dove Vollard aveva la sua galleria. Dedicato a questa suite sarà l’evento del 23 ottobre con brani di musica-lettura dalla Vita Nuova di Dante e un approfondimento delle incisioni che la compongono.
Si prosegue presso La Soffitta Spazio delle Arti, dove una panoramica di opere ricca e affascinante illustra l’attività incisoria di Müller quando viveva a Montmartre, nella culla artistica parigina per eccellenza, frequentata dagli artisti più importanti e innovativi del tempo. 
Divisa in sei sezioni presenta i ritratti di Paul Verlaine, delle stelle della danza e del teatro Jane Avril, Cléo de Mérode, Sada Yacco, Sarah Bernhardt, Edouard De Max, Marthe Mellot e Suzanne Desprès, e il porfolio con i grandi musicisti Johann Sebastian Bach, Christoph Gluck, Ludwig van Beethoven, Richard Wagner.
Altre incisioni ritraggono la piccola Colette, che era la figlia dell’amico collega Steinlen e giocava spesso nel giardino con i gatti, grande amore del padre che li disegnava in ogni dove a partire dal celeberrimo manifesto del cabaret Le Chat Noir. La bambina era praticamente di casa anche da Müller che di lei fece la sua modella preferita, anche moltiplicandone l’immagine per due e per tre nelle scene infantili. Le due amiche inseparabili Stéphanie Nantas e Marguerite Thomann, futura sposa di Alfredo, sono le protagoniste di varie lastre che le raffigurano separatemente o insieme. Oltre ai ritratti, figurano alla “Soffitta” altri soggetti importanti come le bagnanti, tipico tema francese dell’epoca interpretato da Müller nella propria maniera soave e malinconica, i gatti in omaggio all’amico Steinlen e alcune visioni simboliste tra cui L’Île heureuse, un paesaggio di sogno alla maniera di Puvis de Chavannes.
A completare questo escursus ricco e vario di soggetti con soluzioni grafiche post-impressioniste, giapponiste, simboliste e Art Nouveau di grande maestria, è stata creata una sezione complementare con una scelta mirata di fogli eseguiti dagli artisti particolarmente vicini, amici e sodali,  insieme ad altri legati all’ambiente della danza e del teatro a partire dalla diva più iconica in assoluto, Sarah Bernhardt, ai programmi teatrali d’avanguardia, all’editoria e alla bibliofilia con alcuni libri illustrati di Octave Uzanne, il manifesto de “La Revue blanche” e le pubbicità dell’editore Edmond Sagot con incisioni di Paul Berthon, Pierre Bonnard, Leonetto Cappiello, Jules Chéret, Eugène Delâtre, Maxime Dethomas, Marie-Charles Dulac, Maurice Dumont, Eugène Grasset, Francis Jourdain, Alexandre Lunois, Gustave Marie, Alfons Mucha, Manuel Robbe, Théophile-Alexandre Steinlen, Jan Toorop, Henri de Toulouse-Lautrec e Félix Vallotton.  Biografia
Alfredo Müller nasce a Livorno il 30 giugno 1869 in una famiglia benestante dedita al commercio originaria del Canton Appenzello Esterno, in Svizzera. Dopo gli anni del collegio, frequenta l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Nel 1886 espone assieme a pittori quali Giovanni Fattori e Silvestro Lega alla Prima Esposizione di Belle Arti di Livorno. Trascorre gli anni 1888-1890 a Parigi dove due tele sue partecipano alla mostra di Belle Arti dell’Esposizione Universale del 1889. In quel periodo scopre la pittura impressionista e la voga del Giapponismo. Al suo ritorno in Italia dopo il crac della Banca di Livorno che rovina la ditta Müller, dipinge tele alla Monet che suscitano un ampio dibattito tra la critica e i colleghi pittori avversari per il loro carattere “filo-francese”.
Nel 1895, con la famiglia, emigra a Parigi e vive per un periodo a Montmartre con la compagna Marguerite Thomann. Diventa amico del disegnatore Théophile Alexandre Steinlen e ha stretti legami con Camille Pissarro, Pierre Auguste Renoir, Paul Cézanne e Henri de Toulouse-Lautrec. Trova inoltre un accogliente gruppo di artisti innovativi nello studio di Eugène Delâtre, dove si applica all’incisione a colori e diventa presto un capofila di questa tecnica tornata di moda in Francia sull’onda dell’Art Nouveau e del Giapponismo. La sua prima mostra personale parigina si tiene nel 1898 nella galleria dell’editore Ambroise Vollard che alla fine dell’anno pubblicherà un’edizione limitata a dodici esemplari di una serie di incisioni ispirate alla Vita Nuova di Dante Alighieri pervase da un intenso simbolismo mistico.
Müller rende immortali luoghi d’eccellenza della Parigi montmartroise come la Place Blanche, il Moulin Rouge o La Rue Saint-Vincent e i suoi stretti legami con il mondo del teatro si esprimono attraverso i suoi eccellenti ritratti del palcoscenico parigino, con le effigi dei grandi artisti del tempo che vengono pubblicati. 
Dal 1901 al 1903, la coppia Müller si trasferisce al Petit-Moulin di Osny, vicino a Pontoise, dove Alfredo concepisce, litografa e stampa per Edmond Sagot sei grandi motivi di fregi murali in pieno stile Art Nouveau. Poi, sollecitato da Jean François Raffaëlli, Müller diventa uno dei fondatori della Società della Stampa originale a colori che espone le opere dei suoi membri alla galleria Georges Petit nel novembre 1904. Questa prima mostra riceve un’accoglienza entusiastica e una prima acquaforte di Müller è acquisita dallo Stato Francese per il Museo del Lussemburgo. 
Dal 1907 al 1911 si trasferisce con Marguerite a Vernouillet, in una casa con giardino dove Alfredo ritorna a dipingere. Dopo essersi sposati, per decreto del 21 aprile 1910, Alfredo Müller diventerà il cittadino francese ‘Alfred Muller’.
Ritorna a Firenze all’inizio del 1913 e viaggia in Sicilia dove dipinge grandi tele che all’inizio del 1914 espone nella sezione francese della Seconda mostra della Secessione di Roma. In seguito ritorna a Firenze e, sempre con la moglie, si stabilisce per più di due decenni a Settignano, nella villa Colombaia. Dipinge molto, sempre attento a cogliere il movimento della luce. Ritrova i suoi amici Libero Andreotti, Gino Carlo Sensani, Umberto Brunelleschi, Gian Gualberto Parenti, con i quali si dedica alle arti decorative. Sono famose le sue Arlecchinate con pantomime di maschere in cui si esprime un fascino paragonabile a quello del teatro kabuki ammirato a Parigi vent’anni prima. Nel 1930 tiene una mostra personale alla Saletta Gonnelli di Firenze prima di lasciare l’Italia e trascorrere in Francia gli ultimi anni di vita fino alla morte, avvenuta a Parigi il 7 febbraio 1939.

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