La mostra “finitoINfinito” è la nuova esposizione della Galleria Alice Schanzer di Sutri (Viterbo), con inaugurazione il 17 dicembre e visitabile fino al 17 gennaio 2023. 

Un’esposizione, a cura di Silvia Previti, che vede protagonisti otto artisti: Giacinto Cerone, Angelo Colagrossi, Antonio De Pietro, Mario Giancola, Pierluigi Isola, Mauro Magni, Alberto Parres, Silvio Pasqualini. 

Con “finitoINfinito” viene dato il via ad una nuova linea espositiva ben precisa, come in una sorta di manifesto, la Galleria intende dare un suo segnale fermo e deciso al mondo dell’arte contemporanea: respingere la gestione attuale delle pratiche espositive e ritornare a  un metodo in cui i Maestri accompagnano nelle gallerie altri Artisti con la massima apertura anche verso i giovani, mai negando occasione di dialogo e confronto e facendo valere come contratti i rapporti basati esclusivamente sulla considerazione e apprezzamento artistico e sul rispetto personale. 

La stima e riconoscenza reciproca tra artisti innescano nuovi stimoli, influenze artistiche e poetiche del presente e del passato, in un circolo che si fa metodologicamente replicabile all’infinito. Parte così dall’Artista Silvio Pasqualini, presente in mostra, l’individuazione del primo nucleo di artisti che, a loro volta, ne invitano altri basandosi sui medesimi principi. 

Questo progetto di mostre nasce e si sviluppa parallelamente tra Sutri e la galleria gemella di Venezia, sempre intitolata alla poetessa e critica letteraria Alice Schanzer (1873-1936) e nate per volontà del pronipote Marco Schanzer. Le due gallerie si propongono come due spazi dove promuovere artisti che abbraccino i parametri etici, culturali e spirituali dell’Arte, in sintonia con la visione umanista del luogo. 

“Il pensiero contemporaneo ha futuro se ha in sé un trasporto culturale e spirituale millenario” afferma Silvio PASQUALINI, autore che non si definisce contemporaneo, ma che guarda con il suo operato artistico e poetico ai grandi autori del passato che lo hanno influenzato e determinato la sua eredità visiva, storica ed immaginaria. 

È presente in questa mostra con due opere che riassumono il senso del suo creare: Di luce propria, opera del 1982 che fu esposta alla Biennale, una sorta di reperto storico della poetica di Pasqualini, mentre con la più recente I fiori della rivoluzione, guarda al presente e al futuro, con un linguaggio sempre riconoscibile ma che in questo lavoro si rinnova. 

Silvio Pasqualini inserisce in questa mostra un’opera pittorica di Giacinto CERONE, autore che in primis è stato grande amico, uomo geniale, di forte e profondo spessore artistico.

Cerone, che ha lavorato nella sua carriera soprattutto con la forma scultorea, in questo caso è presente a Sutri con un lavoro su carta, destinato sin dal principio a Silvio Pasqualini. L’opera racchiude nei segni tutta l’enigmaticità e la potenza del pensiero di un autore mancato precocemente ma sul quale molto ancora vi è da indagare. Insieme a questa, un ricordo di Franco Scataglini, poeta anconetano, amico stimato per entrambi e complice di molti ricordi di vita romana e discussioni sull’arte, sull’estetica ed in generale sulla vita. 

Mario GIANCOLA, protagonista di un evento simbolico con Pasqualini e per questo invitato in mostra, artista autodidatta, presenta una scultura in ferro dal titolo Spazialità, ricavata da antichi cerchi di botte, come reperti rurali che, decontestualizzati, hanno forma propria ed eleganza intrinseca. Un’opera dal taglio antropologico, che si sposa perfettamente con il contesto che la ospita: quella campagna viterbese che tanto piace agli artisti dove trovano non solo un senso di pace e spiritualità, ma sentono visceralmente un senso di appartenenza. 

Antonio DE PIETRO, esposto per primo nella galleria Schanzer di Sutri, è presente anche in questa cerchia proprio per quel legame di scambio e reciprocità di cui si parlava in principio. Pittore lirico, si rifà nelle sue creazioni ad una pittura materica, arricchita dall’utilizzo di materiali come ferro e chiodi, per ricondursi al tema della storia e del ricordo. Con Acquasanta accenna ancora a forme del figurativo ma fa trasparire tutta la passione per terre e luoghi del passato, rarefatti e sbiaditi. In Lettere d’amore l’indagine sul senso del tempo e sulla sua inafferrabilità è ancor più evidente, con una lavorazione a tecnica mista che è ricca, densa ma al tempo stesso chiara ed esplicita. 

Altro autore fortemente voluto ed invitato in mostra da Silvio Pasqualini è Alberto PARRES. 

Pittore puro, ha esplorato il pop fino a giungere a toni più arcaici, portando avanti sempre una personale ritualità fino ad oggi, in cui attraversa una nuova fase esplorativa con i lavori sul bianco. Con le due opere White dreams, Parres indaga e si lascia attrarre dal bianco come somma di tutti i colori dello spettro visibile, figurando la luminosità e cercando di afferrarla per portarla in pittura, con un’operazione poetica sottile e raffinata. 

Torna il tema della memoria e della storia con le opere di Mauro MAGNI,  autore a cui interessano le indagini dei luoghi della natura, dove il passaggio del tempo e dell’uomo hanno lasciato il segno. 

Artista che lavora sì con la pittura ma anche con scultura, ceramica ed installazioni, in questa mostra espone Tempi babelici e La Ribellione di Nimrod, dove con la tecnica mista, stratifica colore, segno e parole, facendosi portavoce di messaggi antichi rivolti ad un presente dove la modernità è smarrita dal caos e dalla frenesia. Mauro Magni ha anche avuto un ruolo centrale all’interno della metodologia per la realizzazione di questa mostra: è colui che fa da tramite, che suggerisce ed invita altri due artisti ad esporre in questa sorta di cenacolo contemporaneo: Angelo Colagrossi e Pierluigi Isola.

Angelo COLAGROSSI con Quasi al tramonto e Guarda, piove, una pittura sintetica che sembra ricercare per poi dissolvere le forme, tramuta con l’utilizzo di pochi ma decisi colori, il vedere quotidiano nel linguaggio poetico della dissolvenza liquida del pensiero. Come lui stesso dichiara, la sua struttura linguistica è aperta per consentire la continua ricerca del senso delle cose e della forma. Forma che implica nella sua visione necessariamente la provvisorietà, determinata dal continuo evolversi nel tempo e nello spazio. 

Pierluigi ISOLA con la sua opera, porta in mostra l’armonia e la continuità con una tradizione pittorica che è plasmata nel presente. Le rovine circolari, Tramonto a Creta e La casa di Asterione sono tre opere che fanno parte di un unico trittico, realizzate olio su tavola e che appartengono ad una serie riguardante la tematica della memoria dei luoghi, del racconto e del mito. Con una delicatezza cromatica e grazie alla sua dominazione della tecnica pittorica, Isola narra con i suoi paesaggi un mondo interiore oscuro e labirintico, in un continuo dialogo che si tramuta in immagine attraverso la composizione fantastica delle vedute.

Sempre dal testo di Silvia Previti: Una mostra che vuole avvicinarsi alla riproposizione garbata del cenacolo, dove attuare esplorazioni da punti di vista artistici, storici, antropologici ma soprattutto umanistici.  Vi sono opere figurative ed iconiche, opere astratte ed informali, opere plastiche che rimandano ad una cultura arcaica. Vi sono quindi artisti che hanno in comune una vicinanza che è forte appartenenza al luogo, sia in senso specifico, sia in senso lato, dove ci si può incontrare e scambiare opinioni. Sutri vuole essere un punto di raccolta per coloro che vivono la domanda: sulla scia del pensiero di Rilke, la mostra è concepita come l’incontro di chi è capace di vivere le frequenze che ci attraversano e, soprattutto, di chi è capace di coglierle ed accoglierle. Un’oasi che inizia con pochi ma fidati artisti, che vivrà grazie alla cura di chi continuerà a replicare questo metodo semplice e finito, senza remore o paure, all’infinito.

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