BÉNÉDICTE PEYRAT | Ecco, faccio una cosa nuova
RIBOT presentare Ecco, faccio una cosa nuova, prima personale in galleria dell’artista Bénédicte Peyrat.
Un versetto biblico tratto dal Libro del profeta Isaia, qui ripreso non senza una velata ironia, è usato come titolo del nuovo progetto espositivo della pittrice, che attraverso le sue opere si interroga sul valore della memoria e sul concetto di novità connesso a una pratica antica come quella del dipingere.
Peyrat trasforma l’intera galleria in un vero proprio environment,intervenendo direttamente sui muri che divengono supporto dei wall paintings eseguiti ad acquerello. Questi sono al contempo opera e sfondo, poiché al di sopra vengono successivamente allestiti una serie di lavori ad acrilico su tela. Prende vita così un ambiente costruito attraverso due modi di vivere e intendere la pittura completamente diversi. Il primo, più immediato e istintivo, privo della possibilità di un ripensamento e connesso ad una visione quasi ancestrale della creazione artistica. Il secondo, legato ad immaginario più classico e a un’idea più meditativa del dipingere che implica addirittura la possibilità di rimanere anni intorno all’esecuzione di un quadro.
I motivi dei wall paintings sono tratti da schizzi “veloci” e pieni di luce realizzati nei mesi estivi e autunnali appena trascorsi, opere caratterizzate dall’utilizzo di colori tenui e di forme dai profili labili, dipinti dotati di una libertà espressiva unica che si dissolve nella materia. I quadri sembrano invece appartenere ad un altro mondo, capace di riecheggiare la nobile tradizione della grande pittura europea: dalla scuola veneta rinascimentale, fino al Romanticismo francese. Soggetti delle tele sono i caratteristici personaggi bizzarri e quasi metamorfici ricorrenti nell’iconografia dell’artista, unitamente a oggetti o animali simbolici posti in relazione alla figura senza un nesso apertamente dichiarato. L’ambientazione nella natura dell’immagine, anch’essa tipica, è l’espediente che contribuisce a conferire alla composizione un lirismo unico. Quello che le pennellate restituiscono è la materializzazione di un locus amoenus ove la concezione del tempo e dello spazio si smarrisce.
Lo stesso senso di straniamento, mai respingente, anzi piuttosto attrattivo, si ritrova nello special project realizzato per la galleria: una serie acquerelli su carta inediti ove la figurazione ancora una volta è visionaria e non imitativa e dove la luce costruisce la forma.