A Museion Passage inaugura l’opera dell’artista visivo Dan Graham Sonic Youth Pavilion destinata ad ospitare progetti collaterali sull’analisi del video come strumento artistico. L’installazione, al tempo stesso una scultura, un elemento architettonico e una mostra, è stata concepita e creata dall’artista nel 2008 appositamente per Museion, come parte integrante della mostra “SONICYOUTH etc.: SENSATIONALFIX”. Lo spazio e l’opera concepito da Graham e ora posizionato al piano terra di Museion prende la forma di un padiglione di vetri e specchi semiriflettenti, con pareti di acciaio traforato dove è possibile entrare, un ambiente permeabile allo sguardo sia di chi è fuori che di chi è dentro. Il padiglione appartenente alla collezione museale è un esemplare unico, pensato dall’artista non solo come ambiente architettonico, ma anche come un display per contenuti multimediali, dove vengono infatti accolte alcune postazioni video con cui il visitatore può interagire. L’opera racchiude nel corso della mostra due momenti distinti della programmazione di Passage, per analizzare il mezzo del video come strumento di indagine artisticaa tutto tondo.Il primo momento dal titolo My Bolzano. Sguardi sulla città è dedicato alla collaborazione tra Museion e ZeLIG-Scuola di documentario, televisione e new media di Bolzano. All’interno del padiglione, quattro postazioni video accolgono i primi esercizi documentari degli studenti e delle studentesse del primo anno, incentrati sulla città e i suoi abitanti, per lo sviluppo di un linguaggio autoriale personale. Il padiglione diventa così una sorta di finestra sull’attività dell’istituto e sui primi processi di visione e racconto attraverso il video. My Bolzano, titolo di queste produzioni, racconta di un rapporto intimo e ancora giovane con la città e il mezzo della telecamera. Occupando lo spazio all’interno del padiglione di Dan Graham, queste diverse vedute instaurano un dialogo simbolico con gli spazi urbani percepibili attraverso la trasparenza del padiglione e l’architettura del museo stesso.

Il secondo momento intitolato Time Frame, curato dall’autore e curatore di base a Torino Saim Demircan, offre una specifica programmazione dedicata ad artisti e artiste che hanno utilizzato film e video come mezzo per documentare le mostre. Che si tratti di sviluppare specifiche tecniche di ripresa o di lavorare con footage, questi approcci strutturali, collaborativi e soggettivi si collocano a metà strada tra opera d’arte e documento.

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