Dal 12 aprile al 7 maggio 2023 apre al pubblico la mostra collettiva “COSMOPOLITA”, ideata e organizzata da Isorropia Homegallery presso la Cittadella degli Archivi di Milano. Il progetto espositivo riunisce 23 opere di nove artisti contemporanei, tra cui tre artisti russi: Dimitris Angelopoulos, Taisia Korotkova, Dodo Marzipano, Nikos Moschos, Victor Pastor, Achilleas Pistonis, Maria Pogorzhelskaya, Alexander Pogorzhelsky e Chantal Van Houtenche avviano un dialogo sul ritratto, dando la possibilità all’osservatore di riflettere su questo particolare tipo di raffigurazione contemporanea e sulla concezione della figura umana. Una evidente dichiarazione, ancora una volta, di come questo genere non è mai tramontato nella storia dell’arte.

Ci si interroga spesso sul ritratto. La mostra vuole fare riflettore lo spettatore sulle ragioni del suo eterno fascino. L’artista che decide di dipingere un ritratto si misura costantemente con le insidie della propria coscienza e con i maestri del passato, desiderando lasciare una traccia socioculturale di quell’esatto momento.

In occasione della mostra è stato scritto un testo critico di Bohdan Stupak, giovane curatore ucraino.

Guardando alle opere degli artisti selezionati da Isorropia Homegallery, seppur tutti rivolti ad una tendenza figurativa, su ognuno prevale un interesse differente.

Negli sketch a matita di Alexander Pogorzhelsky, facenti parte della serie Forgotten Ancestors, prevalgono i costumi della tradizione, un percorso di attrazione teatrale, dalle diversità e dalle somiglianze degli abiti che si tramandano di generazione in generazione insieme ai costumi e ai rituali. “Questo variegato mondo di tradizioni è arrivato fino a noi sotto forma di fiabe e leggende – spiega Alexander – Il mio progetto può essere percepito come la raccolta di disegni per un palcoscenico teatrale inesistente, il tentativo di trovare un nuovo punto di vista all’eredità che abbiamo ricevuto dai nostri antenati”.

Se l’immaginario di Pogorzhelsky è strettamente legato alle tradizioni del costume, quello di Taisia Korotkova è una messa a fuoco su un futuro non così lontano. La raffigurazione di uomini-macchine nasce dall’idea di definire il l’atteggiamento umano nei confronti dello sviluppo che ha preso piede in questa epoca. Il passo verso un uso totale dell’intelligenza artificiale è breve e Taisia lavorando su questa tematica, si pone diverse domande: “Disegnando robot umanoidi cosa vediamo, un ritratto o una natura morta? Cosa è il nostro atteggiamento nei confronti dell’intelligenza artificiale collocata in un’immagine umana? Percepiamo un robot come una persona?”. Le risposte possono essere varie ma la prima che l’artista da è che i personaggi dipinti nelle sue opere sono robot realmente progettati da diverse compagnie robotiche in collaborazione con le università, restituendo già l’idea di vicinanza verso un futuro solo apparentemente distante.

Se le domande sugli androidi di Korotkova spingono il visitatore in un futuro che non riesce ancora a fare suo, le opere di Maria Pogorzhelskaya danno la conferma della gioia di vivere tramite gesti semplici come quello di prendersi cura di sé, una pittura quasi abbozzata, dove i soggetti si sentono liberi nei loro spazi perché non sanno di essere visti.

“Le mie opere trattano la voglia di esplorare data da un’estetica che esiste solo nei nostri cuori. Con esse dichiaro la bellezza e il divertimento necessari nella vita di tutti”. La gioia diventa festa attraverso una vibrante palette di colori pastello nelle opere di Dodo Marzipano. Qui stravaganza ed elementi “vintage” si fondono per creare scene nostalgiche di legami umani che, come dice Dodo Marzipano, esistevano solo come idea. Attraverso i suoi dipinti, l’artista riesce a far riflettere sull’importanza della felicità nella vita di tutti i giorni, esprimendola in modo elegante ma forte e affermativo.

I toni cambiano e lasciano spazio ad una riflessione più sociale e politica nelle tele dell’artista spagnolo Victor Pastor che mostrano gruppi di persone riunite, dove un essere prevale su tutti. È una denuncia sulla manipolazione che si subisce da chi sta in cima, da un’educazione alla vita che in fondo giova a pochi eletti. Victor esprime il suo disaccordo nei confronti della società: “Qualcosa non funziona correttamente nel sistema in cui viviamo, credo fermamente che, come individui, abbiamo l’obbligo di analizzare queste informazioni, metterle in discussione, insomma, questi quadri criticano un mondo sempre più remissivo, monotono e intrappolato da un feroce capitalismo”.

“Le trappole per quanto vengano imposte dall’alto a volte senza accorgercene ce le imponiamo noi stessi, pensiamo alla perfezione dell’immagine che vogliamo dare agli altri di noi stessi”. È qui che la pittrice Chantal Van Houten focalizza il suo lavoro. Afferma: “C’è sempre un messaggio nei miei dipinti. Alcune volte è chiaro altre invece è oscuro. Cosi obbligo lo spettatore a guardare attentamente la tela, ma questo è il bello. Voglio che le persone sperimentino la confusione. I volti fanno riferimento alla società odierna, il contrario di quello che vediamo sui social, dove tutto è reso impeccabilmente luminoso”. È un chiaro invito a togliere le maschere e a non avere paura di un’opinione cruda perché la nostra anima vince sull’aspetto estetico.

Achilleas Pistonis riesce a fare cadere, tramite il suo linguaggio pittorico, le maschere. La sua pittura dà un’esclusiva espressione antropocentrica della figura umana, combinata a un realismo con simboli fatti propri, presi da un repertorio di esperienze personali. Condensa emozioni forti, intense manovre intellettuali e osservazione clinica. La linea geometrica denuncia ogni artificio o decoro superfluo concentrandosi esclusivamente sul protagonista che trasforma scene familiari della vita quotidiana in psicodrammi.

Sulle emozioni indaga anche Nikos Moschos che si ispira al tipo di legami che si creano attraverso relazioni complicate che a volte sfociano nella tossicità. Si percepisce la negazione del movimento per via dell’infelicità e dei dubbi legati al rapporto, una situazione in continuo movimento, un’idea, un’esperienza o una nevrosi. L’ambientazione è pervasa dal pensiero onirico “Penso al mio lavoro come a delle allegorie illustrate. Metafore che si creano attraverso una continua miscelazione di forme astratte, all’inizio, per poi successivamente trasformarsi in elementi riconoscibili che formulano una storia piena di associazioni mentali”.

Più pensierosa è la pennellata dell’artista Dimitris Angelopoulos. Dichiara: “Dò un aspetto più astratto, ingenua rappresentazione sia alla figura, sia alla natura che la circonda, con elementi di fantasia che ricordano un’immagine da sogno, nascondendo le mie emozioni e dando allo spettatore l’opportunità di crearne proprie”.

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