Adelisa Selimbašić. Dust Bunny
z2o Sara Zanin presenta, giovedì 3 ottobre, Dust Bunny, la prima mostra personale di Adelisa Selimbašić a Roma, a cura di Michele Spinelli, all’interno degli spazi di z2o Project in Via Baccio Pontelli 16.
Dust Bunny è il frutto di un periodo di residenza nello spazio Project, e si sviluppa attorno all’idea che i “coniglietti di polvere” possano essere interpretati come tracce di vita e memoria del nostro quotidiano. Questa visione, seppur insolita e provocatoria, invita a riflettere sulla possibilità che ciò che comunemente consideriamo scarto possa invece custodire frammenti del nostro vissuto.
Solitamente percepiti come elementi che amplificano il disordine domestico, destinati a essere rimossi e spazzati via, i “coniglietti di polvere” nascondono, a uno sguardo più attento, una dimensione più profonda. Sono depositari di memorie sottili, tracce silenziose del nostro passaggio, e attraverso un’analisi più consapevole, possiamo scoprire le storie nascoste che archiviano, frammenti invisibili del nostro vissuto quotidiano.
La loro formazione diventa, così, una testimonianza di ciò che Donna Haraway descrive come “natura artefatta”, un intreccio complesso tra materia organica e inorganica. La loro nascita è intrinsecamente legata all’intervento umano. Essi sono il prodotto silenzioso delle nostre interazioni quotidiane, testimoni della coesistenza tra il corpo e l’ambiente che lo circonda. Lo sfregamento della pelle e le nevrosi gestuali che compiamo sul nostro corpo ne favoriscono la proliferazione.
La pittura di Adelisa Selimbašić si nutre di questa riflessione, inserendosi in una lunga tradizione artistica che affonda le radici nella cultura dell’immagine e nelle rappresentazioni simboliche o votive del corpo umano. Il suo lavoro richiama e sovverte l’immaginario del bello ideale, dove l’armonia delle proporzioni e le posture riflettono non solo perfezione estetica, ma anche gerarchie sociali e caratteri psicologici. La rappresentazione del corpo sembra emergere come una manifestazione di perfezione divina, un simbolo di virtù offerto allo sguardo, una nudità idealizzata di concezione virile.
Le sue superfici pittoriche, spesso dense e vibranti, trasformano il cromatismo in un mezzo espressivo primario, in cui le sfumature della realtà vengono osservate, amplificate e reinterpretate. Le pennellate, precise ma fluide, creano una plasticità che rende i corpi femminili quasi tangibili, spingendo lo spettatore a una percezione tattile della pelle e del corpo. Attraverso la gestualità pittorica, Selimbašic non si limita a rappresentare, ma invita a esplorare la relazione tra il corpo e lo spazio, suggerendo una narrazione visiva che si sviluppa tra il reale e il surreale, dove ogni figura si dissolve e riemerge in una nuova dimensione emotiva.
I dust bunnies, nel loro essere parte di una “vita trascurata”, diventano portatori di una riflessione più ampia sulla condizione umana e sociale. Sebbene facilmente riconoscibili, sembrano preoccupare in modo particolare solo un gruppo di persone storicamente marginalizzato e invisibile, sollevando questioni che toccano tanto la sfera socio-politica quanto quella estetica. (Michele Spinelli)