Alexi Marshall | Taming the Unruly Gods
z2o Sara Zanin presenta, giovedì 5 ottobre, Taming the Unruly Gods la prima personale in Italia di Alexi Marshall all’interno degli spazi di z2o Project in Via Baccio Pontelli 16 a Roma.
La mostra propone una serie di lavori, tra cui mosaici, incisioni su linoleum e ricami, che si configurano come un’immersione nel mondo intimo e simbolico dell’artista, dove si intrecciano storie immaginifiche, miti e realtà, fondendosi in modo indissolubile. Il progetto offre altresì uno sguardo dettagliato su come l’artista mescola elementi tratti dal paganesimo, dal folklore e dall’animismo, trasformandoli in un’esperienza visiva intensa e coinvolgente.
I temi indagati da Alexi sono connessi alla spiritualità, alla sessualità, all’ineffabile femminilità, nonché all’intrinseca ciclicità della vita e della morte. In “Taming the Unruly Gods” titolo della mostra e della sua ultima opera realizzata, è rappresentata una donna che gioca con i tarocchi, che sembra evocare una delle frasi più celebri di Niki de Saint Phalle “Se la vita è un gioco di carte noi nasciamo senza conoscere le regole”. Per Alexi la nostra vita è popolata da divinità indisciplinate e ci invita a interrogarci sulle forze interne ed esterne che determinano i destini dell’essere umano durante tutta la sua esistenza, dall’impulso primordiale fino ai velati meandri dell’Occulto.
Immagini di donne libere, rappresentate in modo intransigente e senza alcuna remora, si presentano in molteplici forme nel suo corpus di lavori, svelando con coraggio e senza timori reverenziali l’iconografia delle donne nei recessi della loro sessualità, della loro divinità e della loro libertà indomita. Il ritratto omaggio “Belkis Ayon” dedicato all’artista cubana, morta suicida a soli 32 anni, che ha segnato una svolta nella storia dell’arte dell’incisione latino-americana per l’eccezionale qualità dei suoi imponenti assemblaggi di collografie e per il carattere postmoderno della sua ricerca ispirate ai miti dell’oscuro culto religioso afrocubano, viene reinterpretato nel mondo di Alexi le cui narrazioni restituiscono visioni in cui imperversano censura, violenza, intolleranza, esclusione, disuguaglianze.
Il melograno, con la sua intrinseca dualità, diviene il fulcro concettuale degli ultimi lavori di Alexi Marshall, non soltanto rappresenta un dettaglio ripetuto in diverse forme, bensì una vera e propria essenza simbolica che permea l’intero tessuto delle sue opere. Con i suoi semi dolci e il suo succo amaro, il frutto, nelle sue mutevoli e ambivalenti accezioni, prende vita nelle opere dell’artista: simbolo per eccellenza di fertilità e morte. Questo dualismo richiama le radici dell’antica Roma, dove il melograno era considerato un emblema di fertilità e prosperità. Associato alla dea Demetra, divinità della fertilità agricola, il melograno incarnava la prosperità dei campi e la promessa di abbondanza, tuttavia, il melograno non si limitava a rappresentare solo la vita e la prosperità, ma esprimeva anche la dualità della vita e della morte, simboleggiando la transizione tra il mondo terreno e l’aldilà.
Le opere di Marshall, al contempo misteriose e affascinanti, rivelano una profonda ricerca di identità e una rilettura dell’iconografia tradizionale, sfidano le convenzioni narrative, incoraggiando l’osservatore a esplorare la complessità della figura femminile. La sua capacità di mescolare tratti umani, animali e profetici in figure antropomorfe sovversive rappresenta un atto di sfida verso i confini di ciò che è convenzionalmente riconosciuto. Tali rappresentazioni caleidoscopiche offrono un nuovo punto di vista, rompendo schemi restrittivi e aprendo le porte a narrazioni più complesse.
Il processo creativo è molto complesso. Inizia con uno schizzo per poi, attraverso l’acquarello, consolidare il disegno e le tonalità prima di intraprendere l’arduo processo di stampa su linoleum su grandi fogli di carta giapponese. L’immagine complessiva viene creata attraverso continue pressioni in diverse tonalità: ocra, prugna e blu ceruleo si fondono l’uno nell’altro.
Ontologie fantastiche, genealogie sincroniche, grammatiche utopiche, geografie fittizie, storie universali multiple, bestiari logici, sillogismi ornitologici, etica narrativa, matematica immaginaria, geometrie nostalgiche e memorie inventate fanno parte dell’immenso panorama che le opere di Alexi esplorano.
Lo spazio Project diviene quindi un santuario di identità rivisitate e di significati re-immaginati, in cui la storica rappresentazione dei corpi femminili si fonde con archetipi e destini, creando una sorta di mitologia personale. Un dialogo tra il passato e il presente, tra il sacro e il profano, tra il reale e l’immaginario.