Studio G7 presenta Apoptosi, nona mostra personale degli artisti Anne e Patrick Poirier accompagnata dal contributo critico di Leonardo Regano.

Dopo i progetti Mundo perdido, 1982; Ramus Aureus, 1985; Memoria, 1988; Les archives de l’archéologue, 1991; Surprise party, 1996; Ombre silenziose, 2001; Silenzio della memoria, 2006; Tikal – Mundo perdido, 2013, il duo francese ritorna negli spazi della galleria con un progetto multiforme che intende soffermarsi sulla profonda questione che ne anima la ricerca artistica sin dagli esordi.

Quella costante riflessione sugli effetti rovinosi del tempo, infatti, innesca ancora una volta il bisogno di rivolgersi al passato e alla storia per riflettere sulla memoria collettiva, nel tentativo di comprendere il mondo fisicamente percepibile in relazione alla dimensione dell’inconscio.

Una serie di lavori storici e di nuova produzione compongono un progetto inedito capace di riscoprire alcuni dei materiali ricorrenti del loro fare arte – foglia d’oro, resina, fotografia stereoscopica, elementi naturali, gesso.

La dimensione dell’opera dei Poirier dimostra così la necessità di richiamare dinamiche del passato per rivedere le questioni del presente salvaguardando, costantemente, la sfera del ricordo e della memoria.

Anne e Patrick Poirier studiano all’École Nationale Supérieure des Arts Décoratifs e dopo diversi viaggi tra Oriente, Medio Oriente e Stati Uniti, vincono il Gran Prix de Rome e soggiornano presso l’Accademia francese di Villa Medici, Roma, dal 1968 al 1972. Artisti multidisciplinari, fondono insieme le proprie idee ponendo al centro del lavoro il tempo, la riflessione sulla violenza nella storia, la fragilità delle culture umane e le relative forme di trasmissione. La memoria è riconosciuta come elemento fondamentale per la salvaguardia dell’individuo e viene spesso contrapposta a disprezzo, violenza e intolleranza, realtà che hanno origine nella distruzione della memoria stessa. Ai lavori degli anni ’70 legati ai siti archeologici, contemporanei o immaginari, seguono opere monumentali in marmo, bronzo e acciaio; le grandi fotografie e le complesse installazioni degli anni ’90 sottolineano ancora il tema dell’effimero, della fragilità, e dell’importanza del ricordare. L’indagine artistica diventa un vero approccio alle scienze umane e alla storia, e li porta a lavorare in tutto il mondo. Espongono infatti in sedi prestigiose, in Italia e all’estero; si ricordano CAPC, Bordeaux; Art Institute of Chicago; Getty Research Institute, Los Angeles; Centre Georges Pompidou, Parigi; Berliner Kunstverein, Berlino; Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato; The Brooklyn Museum, New York; Musée de l’Élysée, Losanna; MACRO, Roma; MoMA PS1, New York; MAMC, Saint-Etienne; Skulpturenpark Waldfrieden, Wuppertal; The Parkview Museum, Singapore; Domaine de Chaumont-sur-Loire. Partecipano a diverse rassegne internazionali tra cui Biennale di Venezia, 1976, 1980, 1984; Documenta, Kassel, 1977; Biennale di Istambul, 1987; Biennale di Lione, 2000; Biennale di Busan, 2002; Biennale di Valencia, 2003, Biennale de La Havana, 2006, e a Manifesta 12, Palermo, 2018. Tra le esposizioni recenti si ricordano quelle presso: Ludwig Museum, Koblenz, 2022; Musée de La Roche-sur-Yon, 2022; MRAC-Musée régional d’art contemporain Occitanie, Sérignan, 2021; Abbaye du Thoronet, 2021; Accademia di Francia – Villa Medici, Roma, 2019; De Pont Museum, Tilburg, 2018; Maison Européenne de la Photographie, Parigi, 2017.

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