Chiara Gambirasio | Terre D’Istanti
Domenica 24 settembre dalle ore 18:00 la Città di Mapello, presenta Terre D’Istanti, opera pubblica dell’artista Chiara Gambirasio a cura di Roberto Mauri, commissionata dal Comune di Mapello in occasione del trentesimo anno dal gemellaggio con la città di Sasbach, a testimonianza del legame e della profonda connessione tra due luoghi distanti geograficamente ma uniti da un fitto intreccio di storie e tradizioni.
Terre D’Istanti è una doppia installazione ambientale in malta colorata, collocata proprio in Piazza Sasbach, all’interno del Parco pubblico cittadino, a rappresentare un punto fisico e un momento simbolico per la storia di questo gemellaggio. L’opera di Chiara Gambirasio assume infatti la forma di due montagne che si guardano individuati dall’artista come elemento comune tra i due paesaggi in cui pianura e collina, vigneti e campi coltivati si intersecano. L’installazione, che vista dall’alto si presenta come la fusione tra le carte geografiche di Mapello e Sasbach, presenta sul dorso una materialità rocciosa mentre le facce interne dei due elementi sono tagliate perfettamente, così da mostrare il loro interno sezionato in una raggiera colorata.
Terre D’Istanti, realizzata con malta, pigmenti e gasbeton grazie al supporto dello sponsor tecnico Sangalli S.p.a. di Mapello, è un’opera monumentale di dieci metri per cinque per un’altezza di un metro e sessanta, composta da due montagne gemelle disposte specularmente, così da creare un camminamento che permetta a chiunque di passare e sostare al suo interno. L’opera è stata inizialmente pensata per svilupparsi attorno a due alberi già presenti nelle aiuole, due piante purtroppo malate che però, grazie alla collaborazione dell’Azienda Florovivaistica di Pietro Simone Beretta di Mapello, è stato possibile sostituire con due aceri campestri, affinché la simbiosi tra opera e natura potesse essere ristabilita per i secoli a venire.
Partendo dal concetto di Kenoscromìa, nell’originale pratica artistica di Chiara Gambirasio il colore è l’energia primaria che, dalla superficie colorata dell’opera, porta la forma della montagna verso qualcosa di leggero e trasognato. La soggettività dell’osservatore è parte fondamentale della codifica dei colori usati, che variano in ogni istante in quanto legati indissolubilmente alle influenze mitologiche, fisiche, chimiche ed empiriche della visione dell’individuo. In Terre D’Istanti il colore viene dunque inteso come sostanza di incontro tra materia e luce, diventando rappresentativo di un vuoto che scorre tra gli individui, tra i paesi, tra le entità gemelle. Tale spazio diviene uno spaccato che mostra il rapporto tra memoria e materia attraverso un gesto di sedimentazione volontaria. Le raggiere sono infatti formate in totale da 30 spicchi di colori diversi, le cui punte non sono visibili ma continuano al di sotto della superficie della terra, così da indicare un nucleo sommerso. Un nucleo che irradia materia colorata fino ai nostri sguardi quasi arrivassero dal centro del pianeta ed emergessero in quel luogo preciso per farci leggere i ricordi di un tempo più esteso, un tempo geologico là dove l’uomo non può arrivare con la propria memoria.
Terre D’Istanti ricrea allora il processo di sedimentazione delle rocce per tentare una nuova nascita, un nuovo inizio, un percorso universale che segue leggi al di fuori di noi. Qui, ora si posiziona un nucleo fermo che si prende carico delle memorie e le proietta verso il futuro. Da qui in poi inizia un nuovo capitolo, un rinnovo di gemellaggio.
Una danza inaugurale aprirà l’incontro tra la comunità e l’opera grazie alla collaborazione con Pauline Giacobazzi, danzatrice e danzaterapeuta.