COMPITO #1: la nuova opera dell’artista Adrian Paci
Venerdì 21 ottobre 2022 inaugurerà all’interno del Parco Botanico Radicepura, a Giarre, Compito #1, la nuova opera dell’artista Adrian Paci. Un mosaico a pavimento di 140 metri quadri, il cui tema è frutto del lavoro di ricerca e collaborazione dell’artista con la Comunità di Sant’Egidio nel 2017, occasione d’incontro con esperienze e persone fragili, diventate ispirazione, con la volontà di tradurre e riportare nel contesto artistico una forma di scrittura priva di legami con un alfabeto codificato.
“Quando sono stato invitato a visitare le classi di disegno della Comunità di Sant’Egidio a Roma,” racconta Adrian Paci, “non avevo idea di cosa aspettarmi. Sapevo della loro attenzione verso situazioni di marginalità e conflitto, ma non avevo avuto contatti diretti. Tra i loro ospiti ho conosciuto Maurizio. Non mi parlava, ma scriveva incessantemente nella sua agenda. Le pagine erano piene di segni – niente lettere, solo segni. Non erano solo scarabocchi: una sorta di ritmo e un senso di ordine si univano all’enigma di questi misteriosi segni impossibili da decifrare. Ero così affascinato da loro da non volerne perdere traccia, ma anzi provare a replicarli in un’opera dando loro un nuovo senso.”
Dai taccuini di Maurizio nasce la serie Compito. L’opera Compito #1 – un mosaico a pavimento di 10 metri per 14 in piastrelle di marmo e pietra lavica, monocromo di due colori su scale di grigi e bianchi con cenni di rosso – è collocata all’interno di una delle nuove terrazze del Parco Botanico Radicepura, interamente dedicata a una selezione di agrumi provenienti dai vivai Piante Faro.
Compito#1 è un diario di immagini e segni che rivelano, all’occhio dell’artista, il loro significato nascosto, senza necessità di decifrare e tradurre. I segni grafici sono stati replicati e riportati in uno spazio accogliente che diventa luogo relazionale in cui trovare, attraverso l’osservazione dell’altro, se stessi. A Paci non interessa interpretare la scrittura misteriosa e quasi sciamanica di Maurizio, ma la riporta con affettuosa curiosità e fedeltà perché ne è stato fortunato spettatore e ne ha compreso l’urgenza espressiva. Il luogo in cui si colloca l’opera – la terrazza di agrumi – conferisce un nuovo senso a questi segni, diventano ritmo e forza primordiale di vita in un tempo lungo quale quello delle piante.
All’interno del Parco Botanico Radicepura ha sede la Fondazione Radicepura, che dal 2017 promuove la cultura del paesaggio mediterraneo come motore di sviluppo – sociale ed economico – attraverso la realizzazione di eventi, workshop, incontri, tra cui il Radicepura Garden Festival, biennale del giardino mediterraneo la cui prossima edizione si svolgerà nella primavera 2023. In questo contesto si inserisce l’installazione di Adrian Paci, che ha lavorato a stretto contatto con la Fondazione fin dal 2019 scegliendo il Parco a sua residenza d’artista.
“Sin dalla prima edizione del festival ci è interessato esplorare il tema dei giardini attraverso l’utilizzo di vari linguaggi, creando contaminazioni utili ad alimentare un dibattito costante su temi che sono all’origine del nostro lavoro quotidiano: terra, mediterraneo, biodiversità, cultura del paesaggio, rispetto. Adrian Paci ci ha offerto il suo sguardo, appassionato, aperto e travolgente, restituendoci un’opera che ci riporta a una scrittura quasi primitiva, in un tempo in cui l’uomo era capace di vivere in armonia con la natura guardandola con quel senso di mistero e devozione che oggi ci manca. Non è casuale la collocazione nella terrazza degli agrumi, emblema di questa terra fertile e frutto prezioso fin dai tempi della Magna Grecia, che qui celebriamo dando dimora a un’opera straordinaria come Compito#1” dichiara Mario Faro, fondatore del Parco Radicepura e ideatore del Radicepura Garden Festival.
L’inaugurazione dell’opera si svolgerà venerdì 21 ottobre nel Parco Botanico Radicepura alle ore 17.30 alla presenza dell’artista e del presidente della Fondazione Radicepura Mario Faro.
Adrian Paci è nato a Scutari in Albania nel 1969, ma vive e lavora a Milano dal 2000. La sua ricerca ha privilegiato le tematiche sociali, in primo luogo quella delle migrazioni umane, affrontando in senso più generale i nodi problematici delle precarietà esistenziali che lo svolgimento in forme poetiche e delicate non depotenzia della sua veemenza di denuncia. La cifra stilistica di Paci risiede nel senso di straniamento e di perdita che egli riesce a veicolare con meticolosa nitidezza, non indulgendo mai nella retorica ma imprimendo nel mezzo espressivo un senso di sofferta realtà di per sé autoesplicativo.