Dal 16 al 20 gennaio andrà in scena al teatro Petrolini “Per sentirmi viva —“, una piece scritta da Simona Amorese, giovane donna, da anni in trattamento presso l’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena. Simona è stata una delle prime “penne” a contribuire al Progetto di Medicina Narrativa “Raccontami di te.”
Da quella occasione colta con entusiasmo la scrittura è diventata per lei un salvifico strumento di vita ed ora, con giusto orgoglio, si prepara a condividere il suo testo con la vita di tutti. “Sono grata, felice ed orgogliosa – dichiara in una nota Simona Amorese. – Quest’avventura è ricca di passione, emozione e risate condivise con dei compagni di viaggio davvero speciali. Leggo sulla locandina, lì in alto a sinistra, il mio nome, e il mio cuore balla per la gioia. Sono tornata a galla.” “Ritengo – evidenzia Antonella Savarese, oncologa del Regina Elena -che questo sia un meraviglioso riscontro di come strumenti non convenzionali di cura, se ben applicati, conducano ad una reale condivisione esperenziale medico – paziente e, soprattutto, aiutino a costruire quel senso di “centralità della persona” così difficile da cogliere nei quotidiani percorsi assistenziali. Nel 2015 nasce al Regina Elena “Raccontami di te”, un progetto sulla conoscenza e applicazione della medicina narrativa, basato sulla raccolta e condivisione di racconti sulla esperienza della malattia oncologica. La forza di questo progetto, rispetto ad altri basati sulla raccolta di narrazioni, è stata quella di volere coinvolgere nel racconto di sé, tutti gli attori del processo di cura: operatori, pazienti e familiari. “Dai racconti pubblicati nei Quaderni – spiega Maria Cecilia Cercato, epidemiologa e responsabile del gruppo di lavoro del Progetto, – da questa “triangolazione” di punti di vista, di “vissuti”, con il coraggio della messa a nudo di sé, sono scaturiti alcuni importanti aspetti. Sono emerse le “persone”, al di là del ruolo; sono emersi i bisogni del malato, in primo luogo essere ascoltato, compreso e non compatito; sono emersi i limiti e le consapevolezze. La storia di Simona, giovane donna che a 25 anni scriveva “la mia ultima notte con le ovaie”, che lasciava “nella sala operatoria una parte di me, così intima e così preziosa”, rinasce dopo la disperazione di una diagnosi di cancro, diventa mamma nonostante una “condanna alla sterilità”, trova “nella penna e nei fogli bianchi… un’ancora di salvezza” fino alla realizzazione di uno spettacolo teatrale, dal titolo emblematico: “Per sentirmi viva”. “La storia di Simona – prosegue Cercato –  è una testimonianza di come, non solo dall’esperienza di malattia si possa trarre forza vitale per “rinascere”, ma dell’importanza che rivestono strumenti e metodologie per l’espressione e la narrazione di sé come parte integrante del processo di cura. E’ questo il percorso che stiamo portando avanti presso l’IFO, anche attraverso l’utilizzo della cartella “narrativa”, e che ci auguriamo possa diventare una metodologia di approccio clinico di routine.”

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