EMILIANO MAGGI. Songs and Spells
Dopo essere stato protagonista durante la Florence Art Week, Emiliano Maggi torna a Firenze con Songs and Spells, prima mostra monografica istituzionale dell’artista, concepita per le sale del Museo Stefano Bardini, a cura di Caroline Corbetta.
Con Songs and Spells l’artista instaura una connessione con la stratificazione sintetica di epoche e stili del museo fiorentino. Oltre una ventina di sculture in ceramica realizzate da Maggi dal 2018 ad oggi, con fogge e finiture diverse, ora opache ora lucidissime, e una piccola serie di nuovi dipinti, compongono un percorso espositivo incentrato sul tema della metamorfosi dove ogni soggetto è catturato in un momento di trasformazione. Busti le cui fattezze paiono sul punto di liquefarsi o ricomporsi sotto l’effetto di un incantesimo, parti anatomiche in cui si innestano elementi animali, ma anche oggetti-sculture attraverso cui la presenza umana è evocata come l’eco di una canzone.
“A Firenze la prima monografica italiana di un artista di prim’ordine come Emiliano Maggi che abbiamo già visto all’opera durante la Florence Art Week con una performance suggestiva. È la terza tappa fiorentina quindi di un progetto artistico all’avanguardia che dimostra ancora una volta come la nostra città sia ormai sede ideale per la contemporaneità sul fronte della cultura. È importante poi che questa prestigiosa iniziativa trovi sede in un piccolo gioiello come il Museo Bardini”, ha sottolineato la vicesindaca e assessora alla Cultura Alessia Bettini.
“Dopo John Currin, Glenn Brown, Luca Pignatelli, Ali Banisadr e Anj Smith, il Museo Stefano Bardini accoglie la prima mostra monografica in un museo italiano di Emiliano Maggi, artista tra i più apprezzati del panorama nazionale” spiega Sergio Risaliti, Direttore del Museo Novecento. “Con questa operazione, il Museo Novecento continua la sua attività fuori dalle mura delle ex Leopoldine incoraggiando lo scambio sinergico tra patrimonio storico-artistico della città e produzione artistica contemporanea. Nelle opere di Maggi gli antichi miti, le favole e le leggende assumono nuova vitalità, intrecciandosi in una narrazione che genera creature fantastiche, metamorfiche e dalla natura ibrida”.
“Lavorare con un patrimonio storico-artistico come quello del Museo Bardini rappresenta, per l’artista ma anche per il curatore, un’occasione unica di scambio con la tradizione, tra affinità e discontinuità, che contestualizza l’arte di oggi e attualizza quella del passato” dichiara Caroline Corbetta, curatrice della mostra. “Emiliano Maggi rivendica il potere dell’immaginazione di riattivare il passato mettendolo in connessione con il presente dando luogo ad una sintesi artistica generativa. L’ibridazione messa in atto dall’artista non è solo cronologica e stilistica: le creature incantate, senza genere e specie definiti, che ha plasmato e dipinto alludono ad un’immaginifica armonia tra uomo e natura”.
Ultimo episodio del suo progetto per la città di Firenze – avviato lo scorso settembre con la performance Water Spell, che ha visto l’artista risalire l’Arno a bordo di un’imbarcazione accompagnato dai musici del Corteo Storico fiorentino, seguita dalla realizzazione dei premi per RINASCIMENTO+, riconoscimento internazionale al mecenatismo e collezionismo d’arte contemporanea – la mostra si presenta come un suggestivo viaggio attraverso la stratificazione di epoche, stili e oggetti all’interno delle sale del Museo Bardini. Così come nelle precedenti occasioni, Maggi affonda le mani nel passato della città, nel suo patrimonio artistico, per plasmare nuovi miti, questa volta in un luogo d’eccezione: la sede della collezione dell’antiquario e connoisseur fiorentino Stefano Bardini, noto come il “Principe degli antiquari”, di cui quest’anno si celebra il centenario dalla scomparsa.
Artista visivo e musicista, performer, pittore e scultore, Maggi mette in scena uno spettacolo continuo dove brandelli di leggende popolari, film dell’orrore, letteratura erotica e poesia romantica si innestano uno sull’altro creando un paesaggio estetico ibrido e mutevole, magico e insieme lugubre. Le sue opere sono frutto di una relazione intuitiva con una molteplicità di tecniche e linguaggi: dalla scultura alla performance, dalla pittura alla musica e alla danza.