GAO BO高波 OFFERTA Venezia-Himalaya
Con GAO BO高波OFFERTA Venezia-Himalaya, la prima personale in Italia dell’artista, fotografo e performer GaoBo, apre a Venezia la nuova galleria IN’EI, uno spazio che vuole promuovere artisti e opere da Cina, Giappone e Corea e creare un dialogo aperto tra questi Paesi e l’Europa. Dal 12 marzo al 24 aprile 2023 la mostra, a cura di Pietro Gaglianò, presenta una serie di opere, tra cui un’istallazione ambientale site-specific, che rivelano la visione dell’artista, nato in Cina e da anni residente a Parigi, figlia di esperienze e tradizioni di queste aree culturali e geografiche, in perfetta linea con gli obiettivi della galleria.
“L’intenzione è quella di lavorare con pochi e selezionati nomi su cui si è deciso di investire, innescando percorsi a lungo termine con artisti affermati ed emergenti, valorizzando gli autorieproducendo lavori ad hocspecificamente concepiti per noi.” – Spiega Hélène Dubois fondatrice dello spazio insieme a Patrice Dumand – “Il nostro obiettivo è una proposta che comprenda e metta insieme arte e design. Con questa prima mostra vogliamo accogliere un pubblico di appassionati e presentare opere e pensieri profondamente radicati nella cultura asiatica, ma anche rivelare una specifica sensibilità e proporre un’interpretazione dei rapporti tra diversi bacini culturali”.
GAO BO高波OFFERTA Venezia-Himalay asegna il ritorno dell’artista sulla scena dell’arte internazionale dopo una lunga pausa, quasi come una rinascita. L’opera principale della mostra, che ha dato vita al progetto, è Mandala offering, Tibet, un’installazione fotografica ambientale composta da mille pietre di diretta ispirazione alle pietre marniy, elemento devozionale della spiritualità buddista tibetana. Su ogni pietra, Gao Boha impresso i ritratti fotografici di donne e uomini, giovani e anziani, e una serie di numeri che rimandano alla disumanapratica della numerazione dei prigionieri, atto di spersonalizzazione praticato da tutti i regimi. Quest’opera, realizzata nel 2012 e oggi reinterpretata, nasce dal forte legame dell’artista con la cultura tibetana ed è non solo un’offerta alle persone rappresentate, e a tutto il loro popolo, ma anche una riflessione sulla vita, sulla morte, sulla memoria e sulla relatività del tempo. Il neon sottolinea la scrittura non verbale creata da Gao Bo che sceglie di utilizzare una lingua che non fosse stata usata per violenze, per abusi, per sopraffazioni. “Il n’y pas de langue qui ne soit pas dangereuse” è la frase che nell’allestimento mette in risalto la visione dell’artista. Come un’offerta, nelle intenzioni dell’artista l’opera completerà il suo viaggio solo quando verrà acquistata da qualcuno che la riporterà in Tibet. Un back home che verrà documentato in un documentario girato dall’artista insieme al collezionista, che chiuderà un ciclo e, come una sorta di “liberazione”, aprirà una nuova fase per Gao Bo. Accanto all’installazione la mostra comprende anche A Thousand Silent Prayers, un lavoro inedito, un portfolio in uno speciale cofanetto a tiratura limitata firmato dall’artista, con dieci incisioni realizzate dalle fotografie di Mandala offering. Come un elenco senza parole, i volti ritratti continuano a interrogare l’osservatore anche da questa nuova composizione.Il percorso si completa poi con il libro d’artista TIBET 1985-1995. Photographs par Gao Bo, co-pubblicato dal MEP Museo Europeo della Fotografia di Parigi e da Artron, il principale stampatore ed editore di libri di belle arti cinese. Una pubblicazione che offre un accesso privilegiato al lavoro dell’artista e al suo rapporto con la cultura himalayana attraverso le immagini scelte tra le diverse migliaia scattate dall’artista in 35 mm, in bianco e nero, tra il 1985 e il 1995 nel corso didiversi viaggi in Tibet. Composto da due quaderni in edizione limitata e numerata, il libro-evento raccoglie 146 stampe già presenti in collezioni di prestigiosi musei e istituzionidi tutto il mondo. “La sensibilità per la materia, il soggetto di molte delle opere e un sentimento speciale del tempo appartengono alla parte asiatica della educazione culturale di Gao Bo – sottolinea Pietro Gaglianò, curatore della mostra – Il lessico adottato, le scelte linguistiche, l’inclinazione per la figura sono invece ascrivibili al mondo europeo. In tal modo, sperimentando convergenze inedite, tutte profondamente autentiche, l’osservazione del suo lavoro può dare una risposta a un’importante questione storica: le conseguenze culturali della colonizzazione europea sono ancora in corso e nel tempo presente è quanto mai importante affrancare l’espressione artistica tanto dalla condanna neocoloniale di localismo, di tipicità, di folklore quanto dalle tendenze dettate dai sistemi di mercato. ”L’idea di arte di Gao Bo riflette compiutamente quella con cui nasce IN’EI e che la porta a creare nuove connessioni tra Asia Orientale ed Europa proponendo progetti nati per valorizzare opere e artisti individuati grazie a un’attenta ricerca sul campo e a un’approfondita conoscenza dell’Asia Orientale da parte dei fondatori Hélène Dubois e Patrice Dumand.