Giuseppe Stampone | La natura delle cose
Dal 1 maggio al 30 giugno 2023 il Museolaboratorio – Ex manifattura Tabacchi di Città Sant’Angelo (PE) presenta il progetto La natura delle cose dell’artista Giuseppe Stampone, vincitore del “PAC2021 – Piano per l’Arte Contemporanea” promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. L’opera sarà inaugurata al pubblico sabato 29 aprile alle 18 entrando ufficialmente a far parte delle Collezioni del Museo.
Il titolo fa riferimento al poema filosofico in sei libri di Lucrezio, scritto nel 50 A.C., in cui il poeta latino delinea la costituzione molecolare dell’universo, l’anima e il suo destino, la paura della morte e le caratteristiche individuali dell’essere umano. Gli ultimi due libri sono dedicati alla creazione del mondo, compresi i fenomeni naturali come i sistemi meteorologici e lo sviluppo della civiltà. In quest’opera Lucrezio cerca di collocare l’umanità in un contesto più ampio e universale, indagando il posto che l’uomo occupa nel mondo naturale, sia a livello molecolare che astrologico.
Stampone è partito da questo spunto per realizzare il progetto La natura delle cose: una sessantina di opere pensate per stimolare una riflessione sul paesaggio e sul “posto” che l’uomo occupa rispetto al pianeta in cui vive.
L’artista è tornato a frequentare due luoghi a lui molto cari, il Gran Sasso e la Maiella, in Abruzzo, elevandoli a paradigma di questa idea. Durante lunghe passeggiate, Stampone ha scattato personalmente una serie di fotografie delle montagne per poi realizzarne dei disegni a grafite. L’intento del processo è stato quello di creare un archivio di immagini per le future generazioni, che a causa della scarsa attenzione dell’uomo nei confronti del pianeta, rischiano di vedere modificato per sempre l’habitat in cui vivono. È oramai scientificamente provato che il consumo di suolo, l’inquinamento e lo sfruttamento selvaggio delle risorse naturali stanno producendo effetti tragici e quasi irreversibili sui fragilissimi ecosistemi.
Discostandosi dalle principali modalità operative dei lavori degli ultimi anni, in questo nuovo progetto Stampone ha scelto usare personalmente la macchina fotografica con l’intento di riscoprire il valore affettivo dei soggetti ritratti, la sua identità e le sue origini. Dopo avere disegnato le montagne riprodotte in foto, l’artista ha inserito le immagini originali in Photoshop per ottenere i riferimenti numerici dei colori dei Pantoni delle istantanee, mettendo così a confronto la grafite dei disegni con i colori chimici usati per realizzare le stampe; in quanto colori industriali, creati per imitare la natura, le tonalità sono poi state accostate alle immagini della natura per confondere i confini tra elementi naturali e artificiali.
L’intero processo è stato documentato nel video esposto in mostra che racconta il progetto fase per fase: dalle escursioni in alta quota dell’artista, alla realizzazione degli scatti fotografici, alla produzione dei disegni fino alla scelta dei Pantoni. Il video, intitolato Gran Sassa, è stato realizzato in collaborazione con l’artista Maria Crispal, compagna di vita e di lavoro dell’artista.
Questo interesse per i processi industriali si può leggere come un desiderio dell’uomo/artista di imitare la natura, ma anche come un tentativo di padroneggiarla che annulla il nostro senso di precarietà e di limite. La grafite è invece un materiale che implica un rapporto preciso con il tempo, e una scelta dell’autore; disegnare è un processo che alimenta la riflessione e aiuta a riformulare il nostro rapporto con il tempo; lavorare con la matita non permette di accelerare il processo di realizzazione di un disegno; usare la grafite è quindi il modo in cui Stampone ha scelto per opporsi ai ritmi accelerati della vita di oggi.
Il Gran Sasso e la Maiella, “le montagne di Stampone”, sono sia autobiografiche che universali. Sono immagini che l’artista porta dentro di sé, legate alla sua identità e ai suoi ricordi, ma anche iconografie mitiche, figure che ispirano soggezione e monumentalità. In questo lavoro, le montagne hanno dato corpo alle riflessioni dell’artista, tornato nei suoi luoghi d’infanzia nel tentativo di rintracciare un legame più profondo con le cose; per noi osservatori, l’opera è un’occasione per ripensare al nostro ruolo nel mondo attraverso l’arte, all’etica, e al senso di responsabilità verso l’ambiente che ci ospita e gli altri esseri viventi.