GUILHERME ALMEIDA | Que seja o reflexo
RIBOT presenta Que seja o reflexo, la prima personale in galleria dell’artista Guilherme Almeida, una serie di lavori inediti e concepiti per l’occasione, capaci di tessere storie che intrecciano dimensione individuale e collettiva.
Il progetto espositivo propone due cicli pittorici diversi, accomunati dalla presenza della figura umana: ONEGRO e Destruição dos Mercados. Ritratti eseguiti con colori acrilici stesi con decisione così da conferire una particolare matericità al quadro: in alcuni punti le campiture sono più piatte, in altri queste si fanno più increspate aggiungendo un carattere interessante e peculiare alle tele, una curiosa alternanza e un ritmo che infonde vita nelle figure.
Al piano superiore saranno protagoniste le opere intitolate ONEGRO: si tratta principalmente di ritratti corali, di gruppi o di coppie colti in momenti “leggeri”, di svago, di divertimento, di affetto. Sono generalmente persone conosciute, corpi che emergono dai ricordi d’infanzia dello stesso Almeida, come a voler idealmente comporre un album familiare.
Al piano inferiore invece, a fare da contraltare, si troveranno i dipinti del ciclo Destruição dos Mercados I, iniziato nel 2019, opere realizzate su pagine di giornale e dedicate in prevalenza a personaggi famosi nell’ambito della cultura brasiliana. In questa seconda serie i volti e i corpi sono dipinti sopra gli annunci, le notizie e le pubblicità: i ritratti inusuali e iconici occupano così gran parte della pagina oscurando i contenuti e riportando al centro il proprio essere.
Che siano noti oppure no, i personaggi che Almeida dipinge hanno dei curiosi aspetti in comune. Nessuno di questi ha occhi definiti, piuttosto macchie tondeggianti e scure, tutti presentano una splendente dentatura dorata e appaiono definiti da una linea di contorno nera e netta che semplifica e universalizza le forme. Questi dipinti si collocano in una dimensione artistica memore dell’immaginario pop, ma anche delle ricerche nate a cavallo tra anni Novanta e Duemila che hanno saputo generare un nuovo rapporto tra la pittura, la scultura e la cultura urbana. È in queste ricorrenze che troviamo il senso del lavoro dell’artista, il messaggio sotteso alla sua pittura così universale eppur saldamente radicata in un contesto socio-culturale preciso. Queste figure rappresentano al contempo se stesse e tutta la loro comunità, con l’intento di superare i luoghi comuni attraverso cui la cultura brasiliana è nota ai più e di proporre una storia nuova. I “sorrisi dorati” sono invece lì a ricordare le vicende del passato, un riferimento sottile alla drammatica storia di schiavitù che il popolo brasiliano ha attraversato e da cui intende emanciparsi.
Il sorriso è anche il tema dello special project creato in occasione della mostra: otto piccoli dipinti dedicati a questa particolare azione che rimanda alla barbara consuetudine degli schiavisti, soliti valutare le proprie vittime sulla base della qualità dei denti e, al contempo, fa immaginare un futuro di riscatto.