L’Art Regeneration trasforma le metropoli e le rende più green
“Uno dei motivi più forti che conducono gli uomini all’arte e alla scienza è la fuga dalla vita quotidiana”, affermava Albert Einstein. E da allora nulla è cambiato, in un’epoca in cui le città affrontano sfide ambientali e sociali sempre più complesse, sono proprio i numeri a testimoniarlo: se il mercato globale dell’arte ha raggiunto un valore di 520 miliardi di dollari lo scorso anno, secondo i dati forniti dal Global Art Report di Straits Research il settore andrà a sfiorare gli 890 miliardi dollari entro il 2032, con una crescita complessiva che sfiora il 60%. Uno sviluppo che non sta solo facendo la fortuna di espositori e gallerie, ma che sta letteralmente trasformando molte aree delle città in ogni parte del mondo con l’intendo di renderle più vivibili e sostenibili. Si tratta del fenomeno Art Regeneration, un trend sempre più diffuso in grado di non solo di “abbellire”, ma anche di stimolare e valorizzare l’economia locale attraverso il turismo e il marketing territoriale. Negli ultimi anni infatti, l’Art Regeneration ha acquisito visibilità attraverso mostre e progetti comunitari in contesti urbani che affrontano problematiche come il degrado sociale e ambientale. La questione climatica è molto anche dai più prestigiosi media internazionali: perfino il New York Times ha recentemente dedicato ampio spazio alla cosiddetta “Arte Climatica”, con un articolo dal titolo Is Eco-Art “in”? in cui celebra le sculture di Jenny Kendler realizzate con ingredienti provenienti dall’oceano allo scopo di denunciare il depauperamento degli ecosistemi marini, oppure le opere di Michael Wang che utilizza l’uranio per creare sculture che al contempo affascinano e disgustano.
Si parla quindi di un’arte che istruisce e sensibilizza, come per esempio il murale realizzato dall’artista Gianluca Patti, portabandiera italiano del trend che inaugura a Milano, “Respiro”, un’opera che invita a riflettere su come migliorare la qualità della vita nelle città.In particolare l’opera, realizzata in occasione del progetto Muri d’Artista, si avvale di speciali vernici fotocatalitiche che assorbono gli inquinanti atmosferici, rappresenta una fusione di bellezza e funzionalità, contribuendo a combattere l’inquinamento e a sensibilizzare la comunità sull’importanza della tutela ambientale. Questo approccio innovativo non solo promuove la sostenibilità, ma trasforma anche l’arte in uno strumento di cambiamento e rigenerazione urbana, come afferma l’artista: “Attraverso la mia ricerca parlo delle mie origini, della mia famiglia, dei miei ricordi e dei miei sogni, del bambino che ognuno porta con sé. Racconto la mia storia personale, che ovviamente è influenzata da persone, luoghi e avvenimenti, come quella di chiunque altro, ma non solo – prosegue Patti – con questo murale desidero richiamare l’attenzione sulla funzione vitale per eccellenza: respirare, e, soprattutto, invitare cittadini e istituzioni a prendere coscienza della questione ambientale”.
Sebbene non abbia una data di nascita ufficiale o un luogo preciso, l’Art Regeneration rappresenta un movimento artistico che si sta sviluppando in risposta a questioni ambientali, sociali e culturali, mirando a promuovere la sostenibilità ambientale e l’inclusività attraverso pratiche artistiche. E sta spopolando a gran velocità da Milano a Rotterdam, passando per Città del Messico e Pechino. L’arte diventa così un atto di rigenerazione, appunto, capace non solo di abbellire gli spazi, ma di offrire nuove prospettive di futuro anche dal punto di vista ambientale. Il cambiamento generazionale a cui il mondo intero sta assistendo negli ultimi anni sta dando vita a una nuova società: sostenibile, inclusiva e attenta all’ambiente, il tutto al fine di proiettare le città verso un futuro più solidale, dove l’ambiente possa “risorgere” e la società possa tornare a “respirare”.
L’Art Regeneration è ormai presente ovunque e, tra alcune delle opere più famose che stanno contribuendo a rendere le città più sostenibili, vivibili e a riportare vita nei vecchi quartieri, ma quali sono le altre opere protagoniste del trend dell’Art Regeneration a livello internazionale?
“Respiro” a Milano, il murale di Gianluca Patti realizzato grazie alla scelta delle vernici che contribuiscono alla riduzione dell’inquinamento atmosferico per l’equivalente di ciò che farebbero 5 alberi.
La Smog Free Tower di Rotterdam, progettata da Daan Roosegaarde è il primo “aspirapolvere anti-smog” al mondo. Alto 7 metri, utilizza la tecnologia brevettata di ionizzazione positiva per pulire 30.000 m³ di aria all’ora, fornendo aria pulita negli spazi pubblici. È stata realizzata anche in Corea del Sud, Cina, Messico, Paesi Bassi, Emirati Arabi Uniti e Polonia.
Nel cuore dell’espansione urbana di Karachi, dove l’aria pulita è un lusso, i giardini capovolti di Fayaz Baloch sfidano l’inquinamento atmosferico, offrendo un soffio di speranza alla popolazione del Pakistan.
Aguahoja, un’installazione di Neri Oxman e del MIT Media Lab, a Cambridge nel Massachussetts, si ispira al flusso naturale dell’acqua per creare materiali biodegradabili. Il progetto mira a rendere l’edilizia sostenibile, eliminando i rifiuti e trasformandoli in risorse per ridurre l’impatto ambientale.
Il Giardino di Permacultura creato dall’artista e attivista Toni P. Ledesma, a Quezon City, nelle Filippine, promuove pratiche agricole sostenibili, integrando sistemi naturali per coltivare cibo, gestire l’acqua e ridurre l’impatto ambientale. Serve anche come modello educativo per la comunità, mostrando come l’ecosistema può essere sfruttato per creare abbondanza senza distruggere le risorse.
A Valencia l’artista Nituniyo ha creato un elefante utilizzando oltre 6.000 tubi di carta riciclati, per celebrare l’annuale Festival Fallas, al fine di promuovere la consapevolezza ambientale.
A Buenos Aires si trova invece Floralis Generica di Eduardo Catalano: una scultura in acciaio a forma di fiore, che apre e chiude i petali all’alba e al tramonto. Alta oltre 20 metri, celebra la bellezza della natura e unisce arte e sostenibilità grazie all’uso di materiali ecocompatibili.
La Scultura del Pesce, voluta dall’ONU realizzata dall’artista messicano José Manuel “Chico” Mendez, grazie al recupero di bottiglie di plastica e collocata a Botafogo Beach a Rio de Janeiro, denuncia l’impatto dell’uomo sulla vita marina.
A Pechino, dove i livelli d’inquinamento sono 40 volte superiori a quelli considerati sicuri dall’OMS, le polveri sottili e lo smog, aspirati attraverso un ugello di plastica nera, diventano mattoni, per mano dell’artista Nut Brother.
Woven Tree di Jaakko Pernu è un’opera d’arte in legno posizionata a Helsinki e progettata per integrarsi nel paesaggio urbano e invita a riflettere su un approccio sostenibile. I materiali scelti sono tutti naturali come tronchi e rami, progettate per integrarsi nel paesaggio urbano.