FuturDome presenta The Vacuum Decay, mostra personale di Marco Pietracupa, a cura di Atto Belloli Ardessi. The Vacuum Decay, ovvero il decadimento del falso vuoto è una ipotetica condizione astrofisica in cui si attua una sorta di autodistruzione dell’universo. FuturDome propone una serie di immagini create da Pietracupa durante il primo lockdown di marzo 2020. Il fienile della sua casa, forzatamente riconvertito in set fotografico, si trasforma in una sorta di osservatorio cosmogonicoin cui il decadimento del vuoto diventa l’attivatore per un ciclo di ritratti alla sua famiglia e ai parenti stretti che condividevano ineluttabilmente le stesse mura. I corpi senza volto, fotografati davanti ad un green screen cinematografico, restano in attesa dell’evento ultimo, decadendo come massa generativa del vuoto che li annullerà. Per falso vuotosi intende una regione teorica apparentemente stabile dello spazio, rappresentabile come una bolla,che potrebbe potenzialmente collassare all’istante. Le pareti del falso vuoto, legate fra loro tramite tensione superficiale, in un processo definito tunneling, possono espandersi prendendo in prestito energia dall’universo. Il decadimento energetico della bolla ad uno stato inferiore, comporterebbe un cambiamento delle leggi fisiche relative agli oggetti contenuti al suo interno, innescando una condizione in cui ogni cosa potrebbe essere distrutta o cessare di esistere. Una variazione del concetto che incorpora la meccanica quantistica, definita interpretazione dei molti mondi, suggerisce che un mondo potrebbe sopravvivere mentre un altro no. Le immagini di Pietracupa, un alternarsi di corpi esanimi e agglomerati di oggetti che hanno terminato la loro funzione, divengono la realizzazione effettiva dei molteplici stati dell’essere. Un’emancipazione del macabro che teme l’instabilità del nostro vuoto. I corpi e le cose sono sottratti alla logica della sparizione e costretti ad un’estenuante vigilia. Ma se il corpo rappresenta per diverse correnti di pensiero religioso un elemento atto alla mortificazione attraverso esperienze talvolta ripugnanti o dolorose, in The Vacuum Decay esso sosta nello spazio e vi insiste solo in quanto lo attraversa e lo percorre. Essere coscienti di aver visto molte volte la propria giovinezza, costituisce per Pietracupa un’estensione del proprio smarrimento. Il problema di fronte al quale ci troviamo ha una doppia faccia. Si tratta di allungare al massimo, nella giornata degli uomini, il tempo di autenticare sé stessi. L’uso del green screen risulta un espediente per insinuare tra le immagini il fastidioso effetto di fringingo color spill. La tecnica, inventata per inserire scene o sfondi girati altrove a ricreare una realtà soggettiva, incarna per l’artista l’indimostrabilità del mondo esterno. Per Pietracupa, il reale è l’entità falsa, inesistente, da presupporre per dedurre il vero. Questa irruzione accidentale è l’elemento perturbatore che spezza il filo dei pensieri, è l’oggetto che coglie sempre il soggetto alla sprovvista scaraventandolo oltre il limite della rappresentazione, giù nello spazio nero. La disposizione dei corpi, scanditi a grandezza naturale negli ambienti espositivi, per Pietracupa diviene una cassaforte capace di contenere tutta la sua angoscia. Se ritrovare sé stessi significa misurare il volume di una perdita, la liberazione dalla paura non è altro che il paradosso di perdere una cosa mai posseduta.

Share Button