FuturDome presenta La linea che ci divide dal domani, mostra personale di Matteo Pizzolante a cura di Atto Belloli Ardessi.

Il progetto presenta un nuovo corpo di opere site specific sviluppate in relazione alle peculiarità spaziali e alla storia degli ambienti espositivi di FuturDome, quanto ai materiali che ne ridefiniscono l’involucro architettonico, attivando un cambiamento di intensità temporale che comporta una riduzione del presente.

La linea che ci divide dal domani investiga l’istante in cui si sviluppa la ricostruzione della narrazione di un evento, determinando come si possa far passare un ricordo dallo stato di sensibilità inerte allo stato di sensibilità attiva.

In psicologia, gli eventi della realtà non sono identificati come fatti quanto invece come vissuti. I vissuti sono lo strumento con cui percepiamo emozionalmente il mondo, l’unico modo con cui possiamo conoscerlo ed alterarlo.

Il titolo della mostra è concepito in riferimento alla linea immaginaria tracciata sulla superficie terrestre che determina il cambio di data, in corrispondenza del 180° meridiano. Il viaggiatore che si muove dall’Asia verso l’America deve contare la stessa data due volte, mentre in direzione opposta è necessario saltare un giorno.

Una piega/paradosso del tempo, un varco materializzato nelle 21 ore di fuso orario che separano il confine tra Russia ed Alaska, nel mezzo delle isole di Diomede nello stretto di Bering. Due isole visibili a occhio nudo distanti poco più di tre chilometri l’una dall’altra dove è possibile, attraversandole, ripercorrere un istante del tempo e rimodulare la nostra memoria in una lucida visione del proprio passato o viceversa.

Nella vita di tutti i giorni, raramente possiamo aspettarci di accedere all’originedi una nostra percezione oesperienza passata dopo alcuni anni dall’evento specifico. Molto spesso, infatti, la memoria non è semplicemente una riproposizione di una percezione antica, ma il resoconto di una esperienza o il risultato di una ricerca di senso che aggiunge valore all’evento originario creato dalla nostra reinterpretazione soggettiva.

Nella serie di lavori Silent Sun, Pizzolante, ricostruisce digitalmente gli ambienti domestici della sua infanzia basandosi esclusivamente sul suo ricordo. La tecnica di stampa analogica in Cianotipia, permette di corrompere l’immagine digitale di partenza, creando velature e facendone dilavare i dettagli. Il viraggio blu assoluto che ne deriva, permette di concentrarsi sul derma delle immagini rendendole materiche e investendole di una temporalità indefinita. L’immersione nel monocromo blu attua proprietà ipnotico-sedative esattamente come l’Amobarbital, il farmaco sintetizzato in Germania nel 1932, ora vietato, anche definito Cielo Blu che inducendo a dire la verità su un episodio specifico poteva condurre un soggetto alla generazione di una falsa memoria dell’evento descritto.

La narrazione diviene pertanto per l’artista, una nascita spontanea di falsi ricordi. In psicologia, un falso ricordo è un fenomeno in cui si richiama una circostanza mai accaduta o la si rammenta in modo diverso da come è realmente occorsa. La suggestionabilità, l’attivazione di informazioni associate, l’incorporazione di informazioni errate e l’errata attribuzione della fonte, sembrano i meccanismi alla base di diversi tipi di falsi ricordi.

Frantumare la dinamica della cronologia, è la chiave per la ricostruzione di un avvenimento accaduto nella notte di domenica 16 dicembre 2013 a Lecce. Un attentato dinamitardo al Nuovo Caffè Paisiello che ne ha parzialmente distrutto i locali e gli ambienti esterni. Il Caffè viene completamente devastato da una esplosione che crea un boato svegliando di soprassalto parte della città. Il luogo in cui l’evento accade, il Caffè Paisiello a Lecce, si pone in dialogo con il sito in cui la mostra si mette in scena, FuturDome, in via Paisiello 6 a Milano. L’intenzione dell’artista è di insinuare nello spettatore una sensazione di spaesamento, attraverso uno slittamento temporale, spaziale e linguistico, affermando l’indipendenza dell’uomo dal mondo esterno che lo circonda. Pizzolante si concentra sull’attimo della deflagrazione come evento non osservabile dall’occhio umano ma ricostruibile soltanto attraverso una dissociazione del sentimento del tempo. Una deflagrazione che si rende perenne come una costellazione di stelle fisse. Il silenzio che ne consegue appare come un processo agonistico distruttivo. Di colpo, il nostro presente può essere affermato e al tempo stesso portato alla luce nell’esistenza dello sguardo.

Se la ricostruzione di un evento a cui non abbiamo assistito diviene per Pizzolante la messa in scena di narrazioni di natura collettiva, con Honeycomb of a Moon, il lavoro installato nel cortile del palazzo, realizzato con materiale di derivazione aerospaziale già posato in FuturDome come isolante termico, l’artista attiva una correzione ottica del piano orizzontale dell’edificio ricoperto da una pavimentazione disegnata da Gaudí nel 1904. Far corrispondere all’immagine di una figura memorizzata la capacità manuale di inciderla, diviene per l’autore, una perfetta armonizzazione fra l’immagine mentale e la sua resa visiva.

Nei lavori di Pizzolante il passato non smette mai di riconfigurarsi e l’immagine diventa pensabile solo in una perenne ri-costruzione della memoria se non dell’ossessione. Nella vita, dove la percezione è calibrata per la sopravvivenza, progettare, costruire una architettura prima della sua comparsa, è come ricordarsi di un luogo in cui non siamo mai stati.

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