Dal 5 ottobre 2023 al 3 aprile 2024 il chiostro del Museo Novecento ospita quattro gruppi scultorei di Namsal Siedlecki realizzati per il cortile rinascimentale delle ex Leopoldine: è Endo, la mostra a cura di Sergio Risaliti e Stefania Rispoli che mette in luce la ricerca che l’artista dedica da anni alla natura processuale e trasformativa dei materiali. La mostra nasce da riferimenti che vanno dall’alchimia alla chimica, dalla robotica all’anatomia, dalla fascinazione per le “macchine celibi” alla plastica dei maestri del Novecento, e trae il titolo dalla parola greca ἔνδον, che in ambito scientifico e medico definisce ciò che è “dentro” o “situato all’interno”; non a caso infatti l’artista ha scelto di esporre all’interno di quello che può essere considerato il ventre del museo, il chiostro, l’ambiente centrale deputato un tempo alla riflessione, alla lettura e alla meditazione. In questo ventre, interpretato metaforicamente come uno stomaco, l’artista espone sculture in stretto dialogo tra loro, concepite come un’unica grande installazione in cui la materia si disgrega e si trasforma creando energia: quattro stomaci che, se messi in funzione, agiscono come un unico corpo, distillando idealmente segmenti di immaginazione. Il primo gruppo scultoreo, Still, è un alambicco in rame battuto dalle dimensioni monumentali: un’opera disegnata dall’artista e realizzata da uno degli ultimi artigiani italiani specializzato nella produzione di questi oggetti. Tradizionalmente l’alambicco si compone di una pancia che contiene l’elemento da distillare, di una testa in cui confluiscono i vapori e di una serpentina di raffreddamento che raccoglie il prodotto distillato. La scultura unisce così, in un unico corpo, tutti gli stati di passaggio della materia: solido, liquido e gassoso.

“Gli alchimisti usavano associare l’alambicco alle funzionalità del corpo umano – dice Namsal Siedlecki –. Questa associazione si riferiva più propriamente all’atto della digestione, ovvero a quando, assimilando energia attraverso l’introduzione e la trasformazione di materia solida all’interno del nostro corpo, di fatto distilliamo la realtà. Utilizziamo ciò che la natura ci offre purificandolo, così come l’alambicco estrae l’essenza della materia e in un certo senso la perfeziona e la concentra.”

Nel corso della mostra, Still entrerà periodicamente in funzione producendo un distillato frutto della partecipazione attiva del pubblico. All’interno del suo “stomaco” verranno inseriti e distillati i disegni realizzati da chi vorrà cimentarsi in sedute di disegno dal vivo, ritraendo le opere esposte perché, come afferma l’artista, “Il disegno è di fatto il distillato di uno sguardo”. Il liquido prodotto riempirà le sculture in terracotta parte dell’installazione.

La seconda scultura ospitata nel cortile è Fago, realizzata in zolfo, materiale che fondendo a bassa temperatura si scioglie in un liquido rosso simile al sangue, ed elemento fondante dell’alchimia, carico di storia, significato e simbologie che lo associano spesso al mondo degli Inferi.

La scultura ispirata a un’opera di Auguste Rodin del 1904 che ritrae il nobile pisano assassino e cannibale dei suoi stessi figli, le cui disavventure sono narrate da Dante, è stata realizzata utilizzando una stampante 3D che ha ricreato una copia dell’opera suddivisa in otto porzioni. Di ognuna è stata realizzata una copia in zolfo, con l’idea di restituire al futuro ogni figlio sacrificato, attraverso un elemento legato all’idea di digestione, trasformazione e putrefazione.

Il terzo gruppo scultoreo, Vaso al restauro di Guerriero scultura di Henry Moore donata alla città di Firenze negli anni Settanta ed esposta per molto tempo nel chiostro del complesso della basilica di Santa Croce.

Nel corso del restauro sono stati rinvenuti diversi piccoli ferri e oggetti metallici che per anni sono rimasti nascosti all’interno in uno stato di lenta ma continua trasformazione, forme in divenire in attesa di essere liberate. Queste piccole sculture astratte plasmate nel ventre di un’altra opera sono state scansionate in 3D, ingrandite e realizzate in terracotta, divenendo contenitori pronti ad accogliere un distillato: da forme contenute in un altro corpo a contenitori di un’altra forma, un liquido che, più di qualsiasi altro elemento, vive una costante trasformazione adattandosi allo spazio che lo contiene.

Il quarto elemento è un dispositivo per la produzione di biogas, un grande contenitore che, tramite la coltura di microrganismi in un processo chimico associabile a quello di un alambicco o della digestione animale, è in grado di tramutare scarti in gas. La start up israeliana che produce questa vasca la definisce spesso stomaco. In un moto circolare, il gas prodotto nel corso della mostra verrà utilizzato per alimentare la fiamma dell’alambicco Still mettendolo in funzione.

Endo racconta dunque la digestione nella sua interpretazione alchemica come processo alimentato da un calore interno di origine spirituale che porta a perfezione il cibo, separa le componenti pure da quelle impure, genera nutrimento, e nello stesso racconta la sperimentazione, l’imitazione alchemica della natura nel tentativo di agire sulla materia.

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