Il MAC – Museo d’Arte Contemporanea di Lissone presenta dal 26 ottobre 2024 al 26 gennaio 2025, MOCKUPAINT, una mostra personale di Oscar Giaconia, a cura di Stefano Raimondi.

Il titolo allude a una sintesi tra pittura e “mockumentary”, “mock-up”, “mock object” che rimanda allo spettro dell’artificio insito nel codice genetico della pittura, linguaggio elettivo dell’artista. Si tratta di un progetto inedito che riattiva i vari set, oggetti di scena e prop fabbricati nel corso del tempo.

Lungo il percorso espositivo, il visitatore attraversa differenti spazi apparentemente indipendenti l’uno dall’altro e tra loro contraddittori, ma che fanno parte di un unico e più vasto terreno di immaginari che l’artista attiva e disattiva nel tempo.

In questa occasione viene inoltre esposta la nuova serie NEMAT PUPPET FROG, le cui cornici in ferro tropicalizzato sono state progettate dall’architetto Matteo Ghidoni: un unicum nel percorso di Oscar Giaconia, avendo l’artista sempre ideato e realizzato all’interno del suo studio tutti i dispositivi esterni, caratterizzati anche dall’impiego di materiali sintetici quali teche di silicone, vulcanite, nylon, gomma para e neoprene. Le opere della serie NEMAT PUPPET FROG sono una metamorfosi del prototipo dove le vestigia fossili alludono alla possibilità della varietà nell’unità, come suggerisce il biologo e naturalista D’Arcy Wentworth Thompson: “tutte le cose sono quello che sono perché sono diventate in quel modo”.

Tra le varie messe in scena dell’artista, che sono state realizzate allo scopo di essere poi manomesse in pittura, figurano in mostra: Calabiyau, la mastodontica tassidermia di un tubo fognario e Sexual Clumsiness, un video in 16 mm che mostra le frattaglie delle riprese della seduta di trucco prostetico. Un’ampia selezione di opere pittoriche di differenti dimensioni e periodi punteggia inoltre l’allestimento; tra di esse figurano Parasite Soufflè, dove è stata sviluppata l’iconografia del parassita, condizione ampiamente indagata nel corso del tempo; U.P.D., l’apparizione di un piccolo panorama indesiderabile; Dad Head Playset dove l’identità ostinata della testa del padre ritrova in un guscio tascabile la propria dimora.

Il percorso progettuale di MOCKUPAINT, progettato in collaborazione con l’architetta Maria Marzia Minelli, allude ad un macchinico cantiere aperto, e del cantiere conserva l’idea di esumazione e di scavo, così come le componenti, seppur contraffatte: orsogril, plinti in cemento, recinzioni manipolati secondo una sensibilità estetica prossima al dominio bellico – chirurgico.

MOCKUPAINT è permeata dall’installazione sonora Kanthèlios, un cantiere cantato composta appositamente da Steve Piccolo, artista con il quale Giaconia ha collaborato in plurime circostanze.

In occasione della mostra sarà edito un catalogo bilingue a cura di Claudia Santeroni, studio manager di OG STUDIO ed exhibition manager di MOCKUPAINT, pubblicato da Lubrina Bramani Editore con contributi di Stefano Raimondi e Claudio Kulesko.

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