Isorropia Homegallery e Signature by Regus annunciano dal 12 marzo 2024 al 31 gennaio 2025 la mostra PRESENZE INDEFINITE, opere di Massimo Lagrotteria e di Tina Sgrò, al 6° piano di Signature Duomo. L’iniziativa fa parte di un approccio culturale che si sviluppa all’interno degli spazi di lavoro come valore aggiunto al vivere quotidiano. Porte aperte all’arte e alla cultura per creare un dialogo multidisciplinare a sostegno della crescita di persone e imprese.

In mostra una ventina di opere dei due artisti in un dialogo intenso e suggestivo. Se Massimo Lagrotteria basa la propria ricerca su una pittura che ha il suo perno nella figura umana, analizzata in ogni suo aspetto, dall’altro Tina Sgrò rappresenta spazi urbani e domestici, privi della figura umana, ma che ne sottintendono tuttavia la presenza. Entrambe gli artisti articolano un racconto che si dibatte sul grande tema dell’uomo e del suo posto nel mondo. Introspezioni e proiezioni, dilemmi mai sopiti che si dipanano nel percorso di Lagrotteria e Sgrò.

Massimo Lagrotteria è un artista eclettico che si muove tra pittura e scultura, la sua ricerca affonda le sue radici nel sondare il flusso dell’esistenza nel suo scorrere cristallizzandone istanti che prendono vita nella matericità dell’opera stessa. Lagrotteria esplora la figura in tutte le sue forme, in una continua ricerca che impegna diversi supporti dalla tela al rame fino al forex e al cartone attraverso un gesto pittorico immediato che richiede tuttavia tempi lenti e pazienza per stratificare il colore. Successivamente l’artista scarnifica letteralmente e rimuove la materia pittorica al fine di arrivare all’essenza archetipica dei soggetti ritratti. “È un dialogo continuo tra opposti, esseri che baluginano da un fondo scuro cosparso di bitume, e, come una rivelazione epifanica, manifestano la loro aura. Pochi tocchi di colore, oltre al nero, perché l’artista è alla ricerca dell’invisibile e dello spirito per dare concretezza al sentimento che è centro della sua opera e a queste forme che si manifestano cercando di occupare uno spazio vuoto, nel conflitto perenne dell’artista tra la necessità di togliere e dissolverle e la spinta poi a farle rivivere in una forma diversa – afferma Rebecca Delmenico critica d’arte e curatrice -. Nel procedere compositivo Lagrotteria usa spatole e gesti rapidi che restituiscono effigi di volti e corpi colti in un istante sospeso: dalla classe ripresa nella foto di fine anno, all’uomo fermo in piedi, pronto a lottare, fino alle due donne che sembrano intente a perder tempo chiacchierando. In un’altra serie l’artista presenta dei ritratti che vanno da volti che appartengono alla statuaria classica a volti di giovani donne con uno sguardo insondabile e intrigante”.

La poetica di Tina Sgrò ha il proprio cardine nella consacrazione della consuetudine, dell’oggetto quotidiano, della poesia che si cela in esso. Le ambientazioni, nelle opere, vivono delle cromie e diventano atmosferiche, stranianti e oniriche. Protagonisti gli oggetti e gli ambienti della vita di tutti i giorni che vivono nella duplicità fra le presenze e l’assenza umana, che passa e lascia le sue tracce, prima di abbandonarli. Il segno pittorico è repentino, robusto, rapido, il duello tra luce e ombra rimanda a una dimensione psicologica volta all’introspezione come atto necessario per scoprire una dimensione altra. Racconti che narrano la successione di attimi vitali, le scie di luce si stagliano come tracce di quella memoria che impregna i luoghi dipinti dall’artista con un intento poetico, che vada oltre la loro mera rappresentazione fisica, ed è l’ignoto a prevalere in un altalenarsi fra luce e ombra, interno ed esterno come un percorso nei luoghi dell’anima. Nelle opere si passa da interni borghesi esaltati nella loro estetica a potenti vedute di paesaggio metropolitano in cui l’artista delinea le nervature del tessuto urbano afferrandone tanto la forma quanto l’essenza per farle vivere come testimonianza del tempo e dello spirito.

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