Radar Festival: il primo festival internazionale di fotografia a impatto zero
Dal 4 ottobre al 30 novembre Trani ospita Radar Festival, il festival internazionale di fotografia a impatto zero organizzato dalla Scuola in Arti Visive Spaziotempo. Saranno 10 le mostre personali a cui si aggiungerà una collettiva degli allievi della scuola di alta formazione Spaziotempo, oltre 180 foto esposte nei luoghi simbolo della città per raccontare le nuove tendenze della fotografia contemporanea. Giunta alla sua quarta edizione, la manifestazione quest’anno sarà dedicata ai “futuri imperfetti”: come sta cambiando il mondo, in che modo l’impronta umana sta ridisegnando spazi, confini e luoghi? “Sospesi fra il progresso e la necessità di recuperare – forse salvare – l’ambiente che ci circonda, lo sguardo degli artisti ha indagato il presente per rintracciare i semi di un futuro sempre più vicino, ma non per questo conosciuto – spiegano i curatori del festival Giovanni Albore e Francesco Merlini – abbiamo selezionato alcuni fra i migliori artisti contemporanei per creare un racconto coinvolgente, polifonico e al tempo stesso armonioso”.
Al centro delle mostre in esposizione l’ambiente e le attività dell’uomo che concorrono a cambiarlo, generando un impatto non solo ambientale, ma anche sociale. Si occuperà di energie rinnovabili e nuove tecnologie, Simone Tramonte. Al centro della ricerca di Diambra Mariani, invece, il ripopolamento di alcune zone disabitate della Spagna. Tratterà il fenomeno delle trasmigrazioni la fotografia di Olgaç Bozalp, mentre Gaia Squarci con il suo progetto affronterà il modo in cui le persone, in relazione al loro status socio-economico, si adattano all’aumento delle temperature. Un’indagine sugli effetti ambientali prodotti dall’individualismo sarà al centro della prima monografia di Kata Geibl. Natacha de Mahieu porterà a Radar una riflessione sul “nuovo turismo”. Ancora cambiamento climatico con Alessandro Cinque checi accompagnerà nelle comunità peruviane per vedere gli effetti che questo ha su una delle attività più diffuse, l’allevamento degli alpaca. Stefano Schirato, invece, presenterà la sua inchiesta fotografica sui disastri ambientali che hanno segnato la storia del nostro Paese. Infine, le foto di Piero Percoco saranno un omaggio alle terre dell’Ecomuseo Boccadoro-Ariscianne.
Oggi l’Italia è maglia nera in Europa nella raccolta di materiale elettronico, in cui rientrano a pieno titolo le attrezzature fotografiche. Il nostro Paese raccoglie poco più del 30% dei RAEE contro una media Ue che supera il 60%. Il festival sarà l’occasione per riflettere sull’impatto ambientale della fotografia stessa e promuovere comportamenti più responsabili. La quarta edizione del Radar Photo Festival, infatti, è completamente green per gli aspetti legati alla fruizione e alle modalità espositive delle mostre, a partire dagli allestimenti che saranno realizzati solo attraverso elementi di eco-design utilizzando materiali già esistenti e favorendo quindi pratiche di economia circolare, promuovendo l’utilizzo di carta con semi piantabili, l’uso di prodotti certificati EU per l’ambiente. In questo spirito, Radar festival sarà anche promotore di una nuova piattaforma di ecommerce in cui sarà possibile scambiare attrezzature usate e favorire pratiche di economia circolare per addetti al settore, creando un approccio al mestiere del fotografo che contempli anche i costi ambientali del proprio impatto.
Radar è anche anche workshop, incontri e editoria fotografica e iniziative di networking e di economia circolare. In questo senso da segnalare una serie di laboratori educational a tema ambientale rivolti a bambini e ragazzi in collaborazione con le scuole e Legambiente, alcuni dei quali si svolgeranno presso l’Ecomuseo Boccadoro-Ariscianne, luogo recuperato e area particolarmente importante per la flora e fauna in essa presente e che il festival ha incluso nelle attività proprio per contribuire al suo recupero, anche attraverso una residenza d’artista. Parte integrante del programma di inaugurazione anche laboratori di sensibilizzazione al tema ambiente con la partecipazione della collettività a laboratori di “trash printing”, condotti assieme a Legambiente e alla casa editrice indipendente, Zic Zic, previste attività di clean up partecipato e la realizzazione di stampe artigianali proprio con i rifiuti raccolti.
Fino al 30 agosto è aperta anche la call per i fotografi che hanno un progetto in linea con i temi del festival che quest’anno spaziano dall’ecologia all’innovazione sociale, dallo sviluppo sostenibile, dalla valorizzazione del territorio all’attivismo. Gli artisti saranno valutati da una commissione di massimi esperti nella fotografia: il fotografo Francesco Jodice e la photoeditor Manila Camarini, Senior Picture Editor di D la Repubblica delle donne e D Lui di Repubblica, oltre ai curatori del festival Giovanni Albore e Francesco Merlini. Al primo classificato verrà prodotta una mostra, in palio anche una borsa di studio per i corsi di alta formazione presso la Scuola Spaziotempo e nuova attrezzatura fotografica.
Al Radar, Simone Tramonte, fotografo italiano che da sempre si concentra su tematiche sociali e ambientali, al centro della sua ricerca artistica l’analisi della relazione tra persone e ambiente: le nuove tecnologie ci aiuteranno a modellare un futuro più sostenibile? Con Net Zero Transition, Tramonte indaga proprio le soluzioni – dalle energie rinnovabili, alle nuove tecnologie per la produzione alimentare – che consentiranno all’Europa di raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica del “Green Deal”. Il lavoro che l’artista porta a Trani ha ricevuto numerosi premi tra cui il 1° premio nella categoria long-term projects al World Press Photo nel 2023, il 1° premio Science & Natural History—Picture Story al POYi Pictures of the Year International nel 2022 e il 1° premio nella categoria Environment dei Sony World Photography Awards 2021.
Si intitola, invece, Recycled Villages, l’esposizione della fotografa Diambra Mariani che racconta il ripopolamento di alcuni villaggi disabitati della Spagna, un fenomeno di riscoperta della vita rurale sicuramente connesso all’aumento dei costi delle case, ma anche reso possibile da una rinnovata attenzione all’ambiente, alla ricerca di un ritmo di vita più lento e alla nuove possibilità di lavoro da remoto. Mariani ha già pubblicato i suoi lavori su prestigiose testate italiane e internazionali dal The Sunday a all’Espresso, da Internazionale al Corriere della Sera, dal Times Magazine a Liberation.
Il fotografo di origine turca, Olgaç Bozalp, porta a Radar Festival Leaving One for Another, una ricerca fotografica sul tema delle trasmigrazioni, che si tratti di sfollamenti forzati in comunità o di spostamenti volontari di persone alla ricerca di nuove opportunità, finanziarie o di espressione personale. La serie affronta una prospettiva astratta sul reinsediamento, mescolando materiale documentaristico con composizioni create ad hoc. Queste installazioni mostrano una collezione di oggetti simbolo che rappresentano la vita e il viaggio di ognuno.
Gaia Squarci è una fotografa e videomaker che divide il suo tempo tra Milano e New York, dove insegna Digital Storytelling all’International Center of Photography. L’artista inoltre collabora con l’agenzia Prospekt e fa parte dell’International Women’s Media Foundation ed è beneficiaria del National Geographic Society. A Trani presenterà The Cooling Solution, un percorso fotografico che, nato come divulgazione scientifica di un progetto di ricerca durato 5 anni presso l’Università Ca’ Foscari Venezia, indaga come persone di diversa estrazione socio-economica in tutto il mondo si adattano all’aumento della temperatura e dell’umidità. Leader del progetto, la professoressa Enrica De Cian, docente di economia ambientale presso l’Università Ca’ Foscari Venezia e ricercatrice presso la Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici e presso l’Istituto Europeo di Economia e Ambiente.
Al festival anche la fotografa ungherese Kata Geibl Il suo lavoro si concentra principalmente su questioni globali, capitalismo, l’antropocene e l’ambiguità del mezzo fotografico. Al Radar esporrà gli scatti di There is Nothing New Under the Sun, la sua prima monografia. Il progetto raccoglie immagini attentamente pianificate che si mescolano a testi originati dal flusso di coscienza. Allegorie, racconti personali e dittici fanno emergere un approccio poetico. Al centro il dilagante individualismo che è alla base del nostro sistema sociale, politico ed economico e, in particolare, l’impatto che questo produce sull’ambiente. Nell’opera di Geibl nessun giudizio – e nessuna risposta – solo domande che la guidano nell’esplorazione del contemporaneo.
Si intitola Theatre of Authenticity il progetto espositivo della fotografa belga Natacha de Mahieu, che mette in discussione il modo in cui viaggiamo e le ragioni che abbiamo per andare in particolari luoghi. Utilizzando centinaia di immagini di luoghi turistici molto popolari scattate in un arco di tempo definito e unite in unico collage, l’artista interroga quelle che sembrano essere le nuove prassi turistiche e l’oggettività del mezzo fotografico.
Radar vanta anche una partnership con l’azienda Foto Diego e lo storico brand tedesco Leica per la produzione di due mostre, quella di Alessandro Cinque e di Stefano Schirato. Alessandro Cinque è fotoreporter che vive tra gli Stati Uniti e il Perù, il suo lavoro affronta questioni ambientali e socio-politiche, in particolare si è occupato dell’impatto devastante dell’attività mineraria sulle comunità indigene dell’America Latina e sulle loro terre. Le sue fotografie sono state pubblicate su media internazionali tra cui The New York Times, National Geographic, The Wall Street Journal, The Washington Post, The Guardian, Al Jazeera e Reuters. A Trani porterà Alpaqueros, un progetto che mira a indagare in che modo il cambiamento climatico in Perù influisce sugli allevatori di alpaca – il Paese, con circa 4 milioni di esemplari, ha il più grande numero di alpaca al mondo – creando “migranti climatici” che sono costretti a spostarsi ad altitudini sempre più elevate o ad abbandonare il loro stile di vita e trasferirsi in città di bassa quota, cambiando per sempre le loro vite, mettendo a rischio l’identità culturale andina.
Stefano Schirato lavora come fotografo freelance con un attento interesse sui temi sociali da più di 15 anni. Collabora con numerose ONG, ha lavorato come fotografo di scena per i più grandi registi italiani e il suo lavoro è stato pubblicato da numerose testate internazionali, dal New York Times a Newsweek Japan, da Vanity Fair a Al Jazeera. A Radar porterà il suo lavoro di indagine sui disastri ambientali in Italia, “TerraMala”. Un progetto d’inchiesta durato 8 anni che racconta i danni dell’inquinamento. Dalla Terra dei Fuochi, dove per oltre 25 anni milioni di rifiuti tossici sono stati scaricati illegalmente e ancora intaccano suolo, falde acquifere e prodotti dell’agricoltura e dell’allevamento, alla Sicilia, dove uno dei più vasti complessi petrolchimici in Europa ha contaminato irrimediabilmente acque e suolo della costa orientale dell’isola. Per arrivare alla contaminazione del sistema idrico nel vicentino dove per decenni scarti chimici industriali cancerogeni sono stati versati nelle falde acquifere, tanto che alcuni studi hanno dimostrato che più di 300.000 persone nella regione hanno sofferto di problemi di salute (diabete, tumori, infertilità) causati dagli agenti chimici presenti nell’acqua.
Fra i fotografi selezionati anche il barese Piero Percoco che porterà in mostra Hidden Coast, un omaggio alle terre dell’ Ecomuseo Boccadoro-Ariscianne, zona di grandissimo pregio naturalistico, una sorta di corridoio ecologico contraddistinto dalla intersezione di più habitat e dalla convivenza di specie animali e vegetali che lì hanno potuto vivere e proliferare. La ricerca di Percoco, frutto della sua residenza d’artista presso questo luogo, vuole restituire questa presenza invisibile ma al tempo stesso essenza stessa dell’area e della sua importanza naturalistica.