In occasione della giornata internazionale dei diritti della donna, l’Oratorio di San Filippo Neri, nell’ambito della programmazione del LabOratorio, curata da Mismaonda con la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, da mercoledì 8 marzo a venerdì 10 marzo dalle 18 alle 21, ospiterà la video installazione femminile, plurale, Ritratto continuo dell’artista Francesca Montinaro.
Un messaggio di vita forte per una ricorrenza significativa raccolto con piacere anche dalla presidente della Fondazione del Monte, Giusella Finocchiaro: «Da alcuni anni abbiamo deciso di porre il tema di genere al centro di una riflessione estetica e culturale fortemente intrecciata alla critica del presente – ha commentato Finocchiaro. Il messaggio che traspare da questo lavoro è proprio questo: l’arte può concretamente dischiudere gli spazi e allargare la visione su un mondo, quello femminile, e innescare riflessioni, oggi sempre più necessarie, attraverso la potenza evocativa dell’arte».

«Ritratto continuo è un’opera potenzialmente infinita che invita ad essere esemplari, ad essere corpo, presenza e azione – dichiara l’artista. Ritratto Continuo affida al tempo, allo sguardo e al gesto il divenire di centinaia di donne, un gesto primario che racconta del fare per vivere, e assumersi la responsabilità delle conseguenze. Corpo del re-agire ad un sociale spesso difficile».                                                                                                                       

Ritratto Continuo indica una ricerca di relazione che dal singolo si sposta alla comunità, e il modello numerico 3.375.020.000 è la cifra approssimativa di donne nel mondo.                                                                                                                                   

Il lavoro di Francesca Montinaro è presentato da Marina Timoteo, giurista comparatista, e Gianluca Cingolani, anch’egli artista, che nei rispettivi percorsi professionali lavorano sui temi dei linguaggi e della scrittura. «Francesca Montinaro mette in scena un atto linguistico, che è un potente atto generativo – spiegano i curatori – in questo atto possiamo entrare anche noi, aprendoci alla gamma dinamica dell’universo femminile, per generare assieme una nuova poetica della realtà».

La filosofa e scrittrice Susan Sontag diceva che «lo stile è un mezzo per insistere su qualcosa». La video installazione di Montinaro è frutto di sei anni di progettazione e ricerca. Si sviluppa su 6 schermi a visione simultanea e si compone di centinaia di video. Nel silenzio ieratico di una performance di 90 minuti, lentamente, le protagoniste sono immerse in un rituale ipnotico e continuo, sedute su una sedia girevole, si svelano con fiducia all’occhio di chi guarda.

L’artista dietro la camera se ne prende cura, proteggendo la loro storie e assumendosi la responsabilità di accoglierle e difendere ogni sfumatura di femminilità. Un ritratto afono di un grido che si manifesta sulle loro mani.

Un ritratto di gruppo al femminile in cui le singole donne, prese nel loro insieme e valorizzate nella loro singolarità, sono espressione di un nuovo concetto d’identità sociale, incentrato sulla responsabilità individuale, sulla forza vitale e sulla convinzione tipicamente femminile, di poter influire positivamente sul futuro del mondo. «Le partecipanti affermano la loro esistenza stabilendo un contatto con chi le guarda: esibiscono corpo, viso e pensiero come mezzo di comunicazione per lanciare un messaggio dipinto sulle loro mani dall’artista e scagliato al di là del video verso l’osservatore come ad un alleato  – sottolineano i curatori. Ne consegue un linguaggio narrativo senza soluzione di continuità che si sostanzia ritratto dopo ritratto e coinvolge il fruitore ad una permanenza prolungata».     

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