Un certain ROBERT DOISNEAU
La nuova stagione espositiva di Riccione si apre con la mostra Un certain Robert Doisneau, dedicata al grande fotografo francese, uno dei principali rappresentanti della fotografia umanista e uno dei fotografi più apprezzati del XX secolo, autore del Bacio all’Hôtel de ville, una delle foto più iconiche di Parigi e del secondo Novecento, che dal 22 giugno all’ 12 novembre sarà possibile ammirare nei rinnovati spazi di Villa Mussolini. L’esposizione è curata dall’Atelier Robert Doisneau e realizzata a partire dalle stampe originali della collezione. Un ambizioso progetto di Francine Deroudille e della sorella Annette che
hanno selezionato da 450.000 negativi, prodotti in oltre 60 anni di attività dell’artista, le immagini della mostra che ci raccontano la sua appassionante storia autobiografica, arricchita anche da un album di famiglia che prende le mosse dal 1912, cioè dal suo anno di nascita.
La mostra, a cura dell’Atelier Robert Doisneau, è promossa dal Comune di Riccione e organizzata da Civita Mostre e Musei, Maggioli Cultura in collaborazione con diChroma photography e Rjma Progetti culturali.
Oltre 140 immagini in bianco e nero e a colori, dagli anni ’30 alla fine degli anni ’80. Il percorso espositivo si apre con una sezione introduttiva, Robert Doisneau, che presenta le vicende biografiche del grande fotografo, illustrate con una serie di scatti tratti dall’Album di famiglia, dall’anno della sua nascita, al ritratto del 1985 nel suo atelier di Montrouge.
La sezione successiva è dedicata a Paris, alle sue piazze, ai palazzi e in particolare alla banlieue dove è nato e cresciuto, documentando i profondi mutamenti della città, dalle tragedie della guerra fino agli anni 80. La sezione comprende alcuni scatti a colori e una rassegna delle Petites boutiques che negli anni ’60 Doisneau ha fotografato sistematicamente nel suo quartiere.
“Col suo continuo strusciarsi contro l’arredo urbano, la popolazione di Parigi ha conferito alla città quella patina che abbiamo finito per amare. Anch’io col mio continuo passare in su e in giù, ho talmente contribuito alla lucidatura delle suppellettili stradali che, per la prima volta in vita mia, provo un vago senso di possesso. Intendo tuttavia pormi nella rara specie dei proprietari liberali e spalancare a tutti le porte delle città.” – R. Doisneau
La sezione che segue, la più ampia della mostra, è dedicata a Les parisiens, al popolo parigino al lavoro o in festa, nei boulevards o nei bistrots, nei sobborghi grigi delle periferie e nei piccoli negozi, nelle portinerie dei palazzi o nei locali di notte, colti prevalentemente nei momenti più felici, o di semplice attesa.
A Les enfants è poi dedicata una serie di foto che testimoniano una attenzione particolare per l’infanzia che Doisneau ha portato sempre con sé. Dei bambini, solitari o ribelli, coglie spesso momenti di libertà e di gioco fuori dal controllo dei genitori. Non cattura la vita così come si presenta, ma come vuole che sia. Di natura ribelle, il suo lavoro è intriso di momenti di disobbedienza e di rifiuto per le regole stabilite…
“Disobbedire mi sembra una funzione vitale e devo dire che non me ne sono mai privato. Quando il vecchio delinquente che è in me vede persone serie, quali i conservatori di musei e i bibliotecari, dare tanta importanza a quelle immagini spigolate in circostanze illegali, mi sento pervadere da un delizioso senso di gioia. […] Questi signori” dice Doisneau parlando dei conservatori “concentrano nella loro persona tutto l’orgoglio che in realtà spetterebbe di diritto agli autori delle opere d’arte, di cui essi non sono che ricettatori: un fenomeno non certo esclusivamente nazionale, ma riscontrabile anche all’estero.”
Ed ecco la macchina fotografica di Doisneau che per “Vogue” si introduce negli eventi mondani, cogliendone la raffinatezza ma anche spesso la futilità della Mondanité.
Il percorso espositivo si conclude con una serie di ritratti dedicati alle Célebrités della Parigi del suo tempo, con le quali è spesso legato da una sincera amicizia: da Alberto Giacometti a Sabine Azéma, da Blaise Cendrars a Colette, da Jacques Prévert a Simone de Beauvoir, da Fernand Léger a Georges Braque, da Jean Cocteau a Pablo Picasso.
Gli incontri con gli artisti e con i personaggi eccentrici nei caffè parigini sono i protagonisti del racconto
fotografico di un mondo che “non ha nulla a che fare con la realtà, ma è infinitamente più interessante”.
Influenzato dall’opera di André Kertész, Eugène Atget e Henri Cartier-Bresson, Doisneau conferisce importanza e dignità alla cultura di strada, trasmettendoci una visione affascinante della fragilità umana.
I soggetti rappresentati vengono catturati in momenti e azioni quotidiane spesso effimere e sfuggenti, ma
raccontati con il suo personale modo di percepire la città e i soggetti che la vivono. La sua è una narrazione trasparente, coltivata durante il suo atto quotidiano del vivere la città che trova infine espressione in scatti di momenti pregni di passione che non sfuggono allo sguardo critico del fotografo.
“Bisogna avere il coraggio di piazzarsi in un punto e di restarci immobili: e non per qualche minuto, ma per un’ora buona, magari anche due.
Bisogna trasformarsi in una statua senza piedistallo, ed è buffo, in quei casi, vedere fino a che punto si riesca ad attirare i naufraghi del movimento.” – R. Doisneau
Amava essere considerato un “pescatore di immagini”, che sa appostarsi pazientemente in attesa che la preda abbocchi all’amo. Doisneau ha preso molto da Parigi, restituendole un carico di poesia.
Un ricco volume edito da L’Ippocampo accompagna l’esposizione.
Dal 26 novembre, invece, sarà possibile ammirare la mostra retrospettiva dedicata a Robert Capa, il più grande fotoreporter del XX secolo, fondatore dell’Agenzia Magnum.